Intrattenimento

Il possibile declino della quarta stagione di “The Boys”

La guerra tra umani e supereroi è alle porte! Questa è la premessa del nuovo capitolo di The Boys, la serie televisiva targata Amazon che negli ultimi anni ha appassionato gli spettatori al fumetto e ai personaggi scritti da Garth Ennis.
Da grande estimatore di questo lavoro (QUI la nostra panoramica sulla terza stagione), ho voluto attendere l’uscita dell’ultimo episodio per reimmergermi nella storia con una bella maratona televisiva…ma vi anticipo che – alla fine – sono rimasto interdetto.
Il motivo? Pur preservando molti dei pregi distintivi della serie, questo quarto atto non è riuscito a brillare quanto quelli precedenti per via di una sceneggiatura non sempre all’altezza.


La trama

In seguito agli omicidi commessi nella terza stagione da Patriota (Antony Starr), l’opinione pubblica statunitense si ritrova fortemente divisa sulla reputazione dei “super”, tra chi ne appoggia la condotta violenta e chi vi si oppone. Nel frattempo, anche i Boys stanno attraversando un momento di crisi rappresentato emblematicamente dalla condizione di William “Billy” Butcher (Karl Urban), affetto da un cancro terminale.

Con il sostegno istituzionale di Victoria Neuman (Claudia Doumit) dalla Casa Bianca e delle due nuove arrivate nei Sette, Sister Sage e Firecracker (Susan Heyward e Valorie Curry), l’élite dei super si prepara a insorgere contro il genere umano. Riusciranno i Boys a salvare il Paese dall’annientamento?


I punti di forza: lo sviluppo dei personaggi e il comparto d’azione

Antony Starr alla GalaxyCon Oklahoma City 2024.
Fonte immagine: B100208/Wikimedia Commons (CC BY 2.0)

Giunto alla quarta stagione, il programma trova ancora una volta il proprio punto di forza nella scrittura dei personaggi. Primo tra tutti, quello di Patriota, il super “a stelle e strisce” interpretato da un Antony Starr (a sinistra, NdR) in stato di grazia che si riconferma come villain tridimensionale e intimidatorio, in grado di piegare il popolo e le autorità governative al proprio volere (evidenti le analogie con la figura di Donald Trump).
Il leader dei Sette deve però fare i conti con il bisogno morboso di approvazione che lo accompagna sin dall’infanzia, oltre all’invecchiamento e al rapporto travagliato con il figlio Ryan, interpretato dal giovane Cameron Crovetti.

A fungergli da contraltare è Butcher (superbo Karl Urban) in una dualità complessa e, al contempo, affascinante che non smette mai di sorprendere lo spettatore.
Nel competere con il suo rivale più acerrimo, l’ex capo dei Boys sarà nuovamente posto dinanzi a una scelta fatidica: proseguire la missione senza varcare il confine tra bene e male oppure abbracciare l’oscurità che lo sta logorando?

Apprezzata l’intera squadra dei Boys, ma anche i vari membri super della serie: dal personaggio di Annie/Starlight (Erin Moriarty), emblema della lotta al maschilismo, a Victoria Neuman e al duo comico Abisso-Black Noir (Chace Crawford e Nathan Mitchell) senza dimenticare il velocista A-Train (Jesse T. Usher), il cui arco di redenzione lo eleva tra i migliori personaggi della serie televisiva.
In aggiunta, al netto del minutaggio limitato, anche la presenza di Giancarlo Esposito nei panni dell’ex-amministratore delegato Vought Stan Edgar è stata di grande soddisfazione, mentre meritano soltanto applausi Jeffrey Dean Morgan (The Walking Dead) e gli attori di Gen V, serie televisiva parallela a The Boys uscita lo scorso anno (per gli amanti dei supereroi un caldo invito a recuperarselo).

Ben curato il comparto tecnico che regala momenti ai limiti dell’oscenità e dell’intrattenimento, tra sequenze splatter, teste mozzate, genitali senzienti e super…animali!


Il problema: “troppa carne al fuoco”

Nella quarta stagione di The Boys tuttavia “non è oro tutto quel che luccica”: a incidere in negativo è la storia imbastita dallo showrunner Eric Kripke che sacrifica il proseguimento della trama orizzontale per dare maggiore spazio agli archi narrativi dei personaggi, alcuni dei quali diventano però dei meri riempitivi.
Le sottotrame risultano interessanti da seguire ma appesantiscono inutilmente la narrazione, come ad esempio il ricongiungimento tra Hughie (Jack Quaid) e la sua famiglia o la relazione burrascosa di Frenchie (Tomer Kapon) con il compagno Colin (Elliot Knight).Una scelta da cui si evince, a detta di chi scrive, il tentativo spudorato della produzione di ritardare il finale così da cavalcare il successo della serie.

A prestare il fianco alle critiche ci sono poi i due nuovi personaggi Sister Sage e Firecracker, due eroine con spunti interessanti ma relegate a mero supporto morale di Patriota, ruolo peraltro occupato nelle prime tre stagioni prima da Madelyn Stillwell e successivamente dalla nazista Stormfront.


Le mie considerazioni finali

In sintesi, verrebbe davvero da dire “bene, ma non benissimo”: dopo ben tre stagioni eccelse sia nella scrittura che nella messa in scena, The Boys inizia a perdere colpi.
Così come Patriota è impotente nell’arrestare il suo invecchiamento, infatti, la quarta stagione non riesce a reggere il confronto con le precedenti a causa di una sceneggiatura priva di mordente che allunga l’attesa per il finale.

Al netto di quanto qui illustrato, il programma mantiene comunque molti tratti che lo hanno contraddistinto nel panorama televisivo, dalla caratterizzazione dei personaggi al focus sulle tematiche odierne.

Mi auguro che i creativi di Amazon riescano a correggere il tiro con la stagione finale in uscita nel 2026 e con i futuri progetti basati sui lavori di Garth Ennis.


Cinque motivi per considerarlo…Sufficiente

– Patriota e Butcher si confermano protagonisti carismatici

– I personaggi storici sono ben approfonditi

Le scene d’azione raggiungono livelli fuori di testa…letteralmente!

– Alcune sottotrame risultano superflue

– Le new entry non hanno sufficiente charme

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 2005, è uno studente che frequenta il liceo classico tradizionale.
Noto tra gli amici semplicemente come “Ruggo”, all’età di sedici anni viene attirato dalla realtà del giornalismo e inizia a pubblicare articoli che interessano il settore dell’intrattenimento.

La sua passione per la recitazione e il doppiaggio lo spinge a iscriversi per un provino all’Accademia del Doppiaggio, dove viene selezionato tra i candidati più idonei alla partecipazione di un corso pluriennale.
Il suo sogno nel cassetto? Diventare un doppiatore professionista.

Avido lettore dei fumetti della Marvel e accanito divoratore di serie televisive, nutre un grande amore per il cinema e verso la Settima Arte non esistono confini di alcun tipo: si va dal cinema d’autore e quello indipendente fino ai prodotti più mainstream.

Tra le altre sue passioni, inoltre, adora i videogiochi e il potersi cimentare nei giochi da tavolo e in quelli di ruolo, oltre all’astronomia e – da ultima – la passione per la buona tavola.
Quest’ultima è stata alimentata nel corso degli anni grazie all’approccio alle culture culinarie di diversi paesi (dalla Spagna alla Grecia, passando per la cucina asiatica e quella dell’America Latina, senza dimenticare le prelibatezze regionali del nostro Paese).

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