Cucina, Rubriche

“Cibosando” – Primo viaggio a “Roma Incontra il Mondo”

Ci siamo, oggi ha inizio il viaggio di “Cibosando”, la nostra nuova rubrica dal nome curioso (ma soprattutto goloso) dedicata al mondo della cucina alla scoperta dei sapori delle nostre radici culinarie ma anche di gusti più esotici e inaspettati.
Ad accompagnarci in questa affascinante avventura gastronomica sarà il nostro “esperto” d’eccezione: Marco Salvatore Cozzolino, che nella vita si alterna tra i banchi di scuola e la cucina…quando non si trova a gestire entrambe contemporaneamente!

Per cominciare, vi proponiamo il nostro racconto “sul campo” dell’ultima edizione di “Roma Incontra il Mondo”, rinomata manifestazione conclusasi di recente alla Nuova Fiera di Roma. Un percorso in giro tra i nostri cinque continenti, verso nuove culture, usanze e tradizioni, ma anche alla ricerca di sapori sconvolgenti…come avvenuto per il nostro inviato. Senza indugio quindi, parola al nostro “chef”!


Una giornata alla scoperta dei sapori del mondo

Salve a tutti, “cari Gastronauti”, e benvenuti a “Cibosando”.
Per questo primo appuntamento vi voglio raccontare e guidare nell’esperienza che di recente ho fatto durante
“Roma Incontra il Mondo”, un’interessantissima manifestazione organizzata all’interno della Nuova Fiera di Roma fino allo scorso 1 Maggio.

Un evento ricco di sorprese, attività, e soprattutto di profumi e sapori da scoprire (o riscoprire) nelle numerose aree tematiche predisposte tra i padiglioni della Fiera. Tra questi, la mia attenzione è stata catturata dall’area dedicata al “Festival dell’Oriente”, un viaggio tra paesi, culture e prodotti che si muove tra il folklore e l’artigianato, tra le danze tradizionali e le arti marziali passando anche per un percorso spirituale e, dulcis in fundo, al nostro principale interesse: il cibo.


Le prime tappe (e i primi piatti) del “Festival dell’Oriente”

Involtini vietnamiti di carta di riso ripieni di pollo e verdure con salsa Sriracha

Quest’esperienza gastronomica è iniziata relativamente presto, all’apertura dei cancelli della Nuova Fiera di Roma già riempiti dai numerosi visitatori pronti a trascorrere una giornata diversa dal solito.
Con l’inizio ufficiale della manifestazione, celebrato da alcuni musicanti in abiti tradizionali asiatici, si è entrati nel primo padiglione della Fiera
dove mi sono potuto inebriare dei profumi intensi e pungenti delle numerose spezie e dei vari incensi presenti negli stand allestiti, oltre a rimanere abbagliato dalle forme e dai colori sgargianti delle gemme e delle pietre preziose esposte per l’occasione.
Un ingresso dirompente che mi ha trasportato tutto d’un tratto in terre e luoghi così lontani ai nostri occhi ma oramai così vicini grazie alla globalizzazione che ha avvicinato Occidente e Oriente.

Un impatto così energico che ha stimolato anche la mia “fame” (di conoscenza, si intende!) e ecco così che arriva la mia “seconda colazione” salata con un un “Okonomiyaki”, un piatto tradizionale giapponese che ricorda nella forma i pancakes statunitensi realizzato con una pastella di sfoglie di patate e condito con pancetta di maiale, salsa BBQ e maionese. Un piatto sfizioso e decisamente saporito che difficilmente può essere definito come “leggero”.
Dopo un’utilissima spiegazione sulla preparazione di questo piatto e un assaggio veloce, dal
Giappone mi sono “spostato” nel Vietnam per assaggiare un altro tipico esempio di street food locale con gli involtini di carta di riso ripieni di pollo e verdure (a sinistra, NdR), rigorosamente conditi e accompagnati dalla Sriracha, un’ottima salsa di peperoncino con zucchero e aceto bianco.

Questi primi piatti molto saporiti, legati alle tradizioni del cibo da strada, hanno stimolato la mia curiosità e la voglia di esplorare altre tradizioni culinarie. Ho visitato così il padiglione successivo dove, tra i “deserti” di spezie e le “miniere” di cristalli e pietre, la mia attenzione è stata catturata da un piccolo stand con una bandiera bordata d’oro con un particolare rosso amaranto.
In un attimo, mi sono ritrovato nello
Sri Lanka, la “lacrima dell’India”, un paese dove si notano fortemente le varie contaminazioni con le terre del Gange (specialmente in ambito culinario e nei dolci).
Qui ho provato il “Kalu Dodol”, un dolce caratteristico di questo paese fatto con farina di riso, zucchero Kithul (una varietà derivata dalle palme), latte di cocco e aromi come il pistacchio e il caramello salato. Anche nel caso di questa cucina esotica ho ricercato i gusti legati alla tradizione e ho avuto modo di assaggiare anche il loro tipico involtino di patate, carne e spezie.


Focus sul Giappone – Tra giochi, tradizioni e “preparazioni rituali”

Un’intera area dei padiglioni è stata dedicata al Giappone, una scelta che ho apprezzato moltissimo. L’accoglienza all’ingresso è stata decisamente bizzarra nel momento in cui mi sono ritrovato un simpatico ed euforico ojarus (un mitico pagliaccio giapponese).

Girando nel padiglione, vicino alla zona Console Vintage Game dedicata agli storici cabinati delle sale giochi, una scritta su un cartello da esposizione annuncia lo spettacolo del Mochi-Tsuki, la tecnica rituale per la preparazione dei “Mochi”, un dolce di riso glutinoso molto apprezzato dagli amanti del Giappone di tutto il mondo. Nell’attesa c’è stato il tempo per provare un altro tipico dolce giapponese: il “Taiyaki”, un dolce ripieno di fagioli rossi e dalla particolare forma a pesce, una delizia ideale per aspettare la preparazione dei mochi.

Uno scatto cattura un momento dello spettacolo rituale del “Mochi-Tsuki”

Lo spettacolo ha così inizio ed è impossibile non sentire il vigore e la potenza del taiko, il celebre tamburo da guerra giapponese che accompagnava la preparazione in modo fenomenale.
Provando a spiegare in poche parole il rituale del
mochi-tsuki, l’impasto fatto di farina di riso glutinoso viene messo a reidratare all’interno di un recipiente con acqua tiepida. In seguito, viene posizionato nell’ “usu” (un mortaio di legno o di pietra liscia) e lavorato da due persone a colpi di un martello di legno chiamato “kine”. Durante il procedimento, si aggiunge una terza persona che, con le mani umide, gira l’impasto dei mochi mentre viene pestato fino a raggiungere il risultato desiderato.
Al termine dello spettacolo rituale, ho potuto assaggiare il prodotto finale e, analizzandolo a livello sensoriale, ho notato e percepito
un sapore caldo e glutinoso al palato, seguito da una leggera ma gradevolissima sensazione zuccherina.
Un’avvertenza rivolta agli amanti dei mochi e non solo: si tratta di un dolce da mangiare con molta attenzione, masticandone piccoli bocconi un po’ alla volta, con molta cura, per evitare spiacevolissime esperienze.

Il percorso all’interno dell’area del ”Paese del Sol Levante” è proseguito
imbattendomi prima in un’area dedicata allo Shodo, l’arte calligrafica giapponese, e in seguito – a conclusione del percorso nipponico – osservando una riproduzione in scala di un Torii, il tradizionale portale d’accesso rosso legato alla religione shintoista e alla leggenda di Amaterasu, la Dea del Sole.


Gli ultimi piatti di giornata – Un pranzo asiatico tra Corea del Sud, Cina, India e Thailandia

Verso metà giornata si fa ritorno al padiglione iniziale dove l’orario era ormai maturo per uno dei pasti principali della giornata, il wucan (in cinese, l’ora di pranzo).
Paradossalmente, però, sono partito dalla
Corea del Sud con un ottimo “Bulgogi” (letteralmente “carne al fuoco”), un secondo a base di manzo marinato con salsa di soia , zenzero ed erbe che viene grigliato con verdure e riso, seguito dal “Kimchi”, il tradizionale contorno a base di cavolo fermentato con zucchero e peperoncino.

Il Bulgogi, piatto tipico della Corea del Sud

Proseguendo il mio pranzo alla volta della Cina, c’è stato un piatto in particolare che mi ha incuriosito e mi ha invogliato all’assaggio: il “Bao”, un tipico panino ripieno di colore bianco, cotto al vapore e con varie farciture (l’ho assaggiato con manzo, verdure e salsa piccante).

Spostandomi di pochi metri, faccio un volo di oltre 4000 km e passo dalla Cina alla volta del Bharat (il nome originario dell’India), dove ho assaggiato un discreto riso con pollo al curry, piatto portante della cultura indiana dove questa miscela di spezie domina incontrastata nella tradizione gastronomica locale.

L’ultimo piatto che chiude il mio viaggio nell’Oriente mi porta in Thailandia: sto parlando del favoloso “Pad Thai”, un piatto di fettuccine di riso saltate nel wok con vari ingredienti, tra i quali si possono indicare gamberi, verdure, arachidi, limone e succo di tamarindo. Una vera e propria esplosione di sapori e un autotreno di consistenze che ti arriva in bocca.


Viaggio in giro per il mondo…tra alti e bassi

Nel riassumere nel complesso l’esperienza in questa manifestazione, e in particolar modo riguardo al Festival dell’Oriente, ci sono delle osservazioni da fare: mi sento di dire che l’evento è stato organizzato in modo alquanto soddisfacente, dai vari show cooking predisposti per il pubblico fino ad alcune zone tematiche con attività e attrazioni alquanto curiose e intriganti, come per esempio – oltre a quelle già menzionate in precedenza – una vasta area dei padiglioni dedicate alle discipline olistiche, alla pratica del Reiki e a numerosi punti massaggi. 

L’evento ha avuto anche altri padiglioni dedicati ad altre nazioni e culture, dall’Europa alle Americhe, immersi tra birra stout e stufati di manzo, da una fresca sangria accompagnata – a ritmo di flamenco – da una mastodontica paella valenciana, e delle piña colada servite dentro l’ananas tagliato al momento, oltre a tanta, ma davvero tanta carne grigliata per tutti i gusti.

Eppure, a esser sincero ed obiettivo, i pochi difetti che ho potuto notare riguardano proprio la composizione dei vari padiglioni della manifestazione dove, in alcuni casi, non si è notata coerenza nella scelta tematica…oltre all’assenza di alcuni paesi che sarebbe stato interessante poter presentare in un’occasione del genere. Una piccola pecca che essenzialmente poteva essere colmata per via delle loro ricche culture, in alcuni casi persino millenarie, che comprendono anche quello che viene portato nei piatti da poter gustare.
Una piccola critica anche per il prezziario, un po’ troppo elevato per alcuni stand.

Nel complesso, ho comunque apprezzato questo evento e sicuramente ci ritornerò anche il prossimo anno per andare alla ricerca di nuove curiosità.

CIBO : 🟢🟢🟢 1/2

CORTESIA: 🟢🟢🟢 1/2

PREZZO : 🟠🟠 1/2

GIUDIZIO FINALE: 🟢🟢🟢

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