Cinema

IRISH FILM FESTA 2022 – La chiusura della rassegna estiva

Dopo cinque serate di grande cinema, con la giornata da poco conclusasi è giunta al termine l’edizione estiva della IRISH FILM FESTA, con gli ultimi tre lavoro rimasti in programmazione.
Nella proiezione iniziale della serata, il pubblico presente alla Casa del Cinema di Villa Borghese ha potuto assistere al ritorno nel programma della FESTA della sezione
Irish Classic, dedicata ai grandi capolavori del cinema “all-Ireland”.

La pellicola selezionata dalla direttrice artistica della IRISH FILM FESTA Susanna Pellis è stata il capolavoro di Ken Loach The Wind That Shakes The Barley (nota al pubblico italiano anche con il nome di Il Vento Che Accarezza L’Erba), in occasione dell’incombente centenario, nel mese prossimo, dell’assassinio di Michael Collins, uno dei “padri fondatori” dell’Irlanda che conosciamo oggi con il suo impegno per la proclamazione dello Stato Libero d’Irlanda (Irish Free State) nel 1922 e il conseguente inizio della guerra civile tra i sostenitori e i contrari al trattato stipulato tra i rivoluzionari irlandesi e l’Impero britannico. Un’opera dal valore incommensurabile diretta dal Maestro britannico nel 2006 e grazie alla quale Ken Loach vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes di quell’anno, un’opera che vide l’ascesa definitiva dell’allora giovane attore Cillian Murphy nel panorama cinematografico universale.

Le ultime due proiezioni, presso l’Arena Ettore Scola, hanno riguardato la premiazione di The Bridge, vincitore del quarto e ultimo riconoscimento del concorso di maggio riservato al Premio del Pubblico ritirato dal regista Mark Smyth e la proiezione dell’ultimo film in rassegna: l’horror (con vena comica) nordirlandese Boys From County Hell (2020), un lavoro con degli spunti interessanti e che ha la fortuna di ingranare anche bene, ma che paga purtroppo alcune brusche scelte narrative che creano troppi cali nell’intensità della pellicola, nonostante un cast importante con grandi attori quali l’italo-irlandese John Lynch.


Il grande classico – The Wind That Shakes The Barley di Ken Loach

L’immagine di apertura del film The Wind That Shakes the Barley di Ken Loach (Irlanda, 2006).
Fonte immagine : Susanlenox/Flickr (opera di dominio pubblico)

Ci sono determinati momenti in cui la visione di un’opera d’arte colpisce al cuore, in maniera netta e inequivocabile.
In ambito cinematografico, c’è un elenco di opere che sono da considerarsi come patrimonio da custodire gelosamente quando si vuole parlare di grande cinema. Tra queste, non può mancare in alcun modo questo film del Maestro Ken Loach.

The Wind That Shakes The Barley è una pellicola fondamentale per chi ha interesse nella storia politica dell’Irlanda che racconta in maniera più approfondita e cruenta la spaccatura che si creò nell’isola tra il 1921 e il 1922, ovvero nella fase che portò alla stipula del Trattato Anglo-Irlandese con cui nacque che l’Irish Free State, lo Stato Libero d’Irlanda, soggetto politico munito di numerose autonomie rispetto alla politica di Londra, pur rimanendo de iure ancora tra i Dominions della Corona britannica (soltanto nel 1949 sarebbe divenuta del tutto indipendente).
Un evento storico che mise fine alla Guerra d’Indipendenza scoppiata in seguito all’Insurrezione di Pasqua (Easter Rising) del 1916, ma che creò da subito le basi per lo scoppio di un violento conflitto civile tra i sostenitori e gli oppositori alla ratifica di del Trattato di Londra, che nel mentre era stato ratificato anche dal voto della Dáil Éireann e da quello popolare.

Il tema principale presente in questo grande lungometraggio è presente in un’altra opera fondamentale per la storia del cinema legata all’Irlanda come Michael Collins di Neil Jordan (1996), vincitore del Leone d’Oro alla Mostra del Cinema di Venezia di quell’anno e della Coppa Volpi per il miglior attore protagonista, grazie alla magistrale interpretazione di Liam Neeson.
Ma se nell’opera di Neil Jordan l’attenzione del regista era rivolta a portare avanti un messaggio più profondo (quello della pace tra i due paesi), ricollegato alla figura carismatica e – in parte – controversa del patriota Michael Collins, l’opera del cineasta britannico autore di altri grandi pellicole quali Riff-Raff (1991) e Raining Stones (1993) è un messaggio di carattere decisamente più politico.
La pellicola di Loach scava più nel profondo sulle radici politiche legate alla storia moderna d’Irlanda e mette maggiormente in evidenza le dinamiche e le motivazioni politiche dietro alla Guerra d’Indipendenza e la successiva guerra civile, in un sontuoso lavoro drammatico che non lesina in alcun modo critiche verso una determinata impostazione del mondo.

Il legame tra i due fratelli O’Donovan, il giovane e aspirante medico Damien (Cillian Murphy) e il rivoluzionario Teddy (Pádraic Delaney), uniti nella lotta per un’Irlanda libera e poi opposti l’uno contro l’altro, al momento della ratifica del Trattato.
Nel doloroso dramma familiare, si inserisce la storia d’Irlanda: dalla guerra senza quartiere dell’Irish Republican Army (IRA) contro i Black and Tans (temibili reparti ausiliari inviati da Londra nel territorio irlandese) alla politica e al richiamo costante alla missione socialista di James Connolly (come rimarcato dal protagonista e dal compagno d’arme Dan, interpretato da Liam Cunningham). C’è spazio anche per la tragedia dell’amore della povera Sinead (Orla Fitzgerald), privata dell’affetto del fratello Micheál per il solo fatto di aver parlato in gaelico e – in seguito – del suo amato uomo. È l’ineluttabile regola della guerra, del rapporto di potere tra dominatore e sottomesso e nel gioco di forza tra le due parti, elementi sui quali Loach ha voluto porre pesantemente l’accento nel suo lavoro.

La Direttrice Artistica dell’IRISH FILM FESTA Susanna Pellis introduce il pubblico alla sezione Irish Classic con la pellicola di Ken Loach

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 1992, è uno studente laureando nel corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università "La Sapienza" di Roma.

Le passioni per la scrittura e per il mondo del giornalismo lo seguono da quando era ragazzo, confluendo in vari progetti nei quali ha accumulato esperienze e conoscenze: dagli anni dei giornali liceali fino all'inizio degli studi universitari, con il coinvolgimento attivo in una web-radio amatoriale in cui in due anni provvede a creare palinsesti, programmi e contenuti radiofonici dedicati alla musica, ma soprattutto alla promozione della musica emergente nella scena underground romana.

Dopo la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali conseguita nel 2015, nel 2017 torna a scrivere in un progetto editoriale nazionale che lo vede ancora oggi coinvolto. Infine, dopo un'ulteriore esperienza triennale in un progetto associativo nel quale ha avuto modo di organizzare da remoto numerosi eventi e conferenze dedicate all'approfondimento del mondo della geopolitica, contribuisce alla fondazione del progetto portato avanti da ReAct360.

Travolto da mille passioni e interessi, cerca ogni giorno di mantenere fede alla ricerca e al lavoro costante verso la conoscenza in tutto quello che lo circonda, non accontentandosi di una sola faccia della medaglia e dedicandosi a osservare il quotidiano con senso critico, in modo da poter formare una propria opinione.

Amante dell'Irlanda, della buona musica e della Storia, trova maggiore ispirazione nella scrittura durante le ore notturne, con un album musicale di sottofondo.

Per ReAct360 si occupa della scrittura di articoli, ma anche della revisione di bozze e comunicati stampa, oltre alla gestione del sito e al suo continuo ampliamento.

Il suo motto? "Credi in te stesso e fai in modo che i tuoi sogni diventino realtà".
Il suo mantra? Vivere la vita "in direzione ostinata e contraria".

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