Intrattenimento

The Boys – Una panoramica sulla terza stagione

Dopo qualche settimana dall’uscita dell’ultimo episodio, possiamo finalmente parlare della terza stagione di The Boys, l’acclamata serie televisiva distribuita da Prime Video basata sul fumetto di Garth Ennis.
Dopo i due precedenti capitoli a dir poco entusiasmanti e fuori di testa (per chi legge di questa serie televisiva soltanto ora, consiglio caldamente una bella maratona davanti al televisore), il terzo atto sarà riuscito a portare la qualità della serie a un livello ancora più…”esplosivo”? 


Una serie di supereroi…che odia i supereroi

The Boys ha attirato numerosi spettatori per il suo brutale approccio verso uno dei temi più di moda degli ultimi anni all’interno della cultura pop: i supereroi.
La serie televisiva di Amazon – basata sul celebre e violento fumetto firmato da Garth Ennis e Darick Robertson – non solo ha presentato al pubblico un’alternativa alla tipica narrazione dei cinecomic, ma per la critica e per gli appassionati è riuscita addirittura a superare l’opera originale in termini di gradimento.

Oltre a ridicolizzare numerosi elementi e personaggi presenti in pellicole supereroistiche come quelle legate agli universi Marvel e DC Comics, The Boys offre allo spettatore una profonda riflessione sulla “dipendenza” della nostra società verso per i film di supereroi, attraverso un umorismo dissacrante nonchè dai toni tendenti allo splatter, con spargimenti di sangue abbastanza raccapriccianti.
Ho avuto modo di apprezzare moltissimo le prime due stagioni e dopo aver concluso di vedere anche la terza,  posso ritenermi parecchio soddisfatto.


La trama

Dopo aver fatto fronte comune nel corso della prima stagione e aver sconfitto la supereroina nazista Stormfront al termine della seconda, il team guidato dal temerario William Butcher (Karl Urban) è tornato più determinato di prima: il nuovo capitolo della lotta dei Boys riesce a convincere e a entusiasmare grazie all’ottimo lavoro di sviluppo e prosecuzione della storia con dei personaggi davvero carismatici.

Con la sconfitta di Stormfront, i Boys conducono finalmente una vita “tranquilla” lavorando per l’ufficio governativo dedito al controllo dei “super” guidato da Victoria Neuman (Claudia Doumit): Butcher dà la caccia ai supereroi senza ucciderli brutalmente, Hughie (Jack Quaid) ha una relazione stabile con Annie/Starlight (Erin Moriarty), Frenchie e Kimiko (interpretati rispettivamente da Tomer Kapon e Karen Fukuhara) progettano di andare per la loro strada e Marvin (Laz Alonso), ormai ritiratosi, trascorre più tempo con sua figlia.

Il periodo di calma svanisce però quando la natura “super” della Neuman viene scoperta e Patriota (interpretato da Antony Starr) entra in una profonda crisi nervosa diventando sempre più imprevedibile e rabbioso: il gruppo è perciò costretto a riunirsi per fermare lui e la Vought guidata dall’astuto Stan Edgar (Giancarlo Esposito). A complicare ulteriormente la situazione, l’entrata in gioco di una nuova variante del Composto V che semina discordie all’interno della squadra e la ricomparsa di Soldatino (Jack Ackles), un potente e venerato super creduto morto da tempo.
In poche parole, lo spargimento di sangue è assicurato.


Punti di forza: i personaggi e le tematiche

A differenza delle prime due stagioni, la terza è riuscita a trattare con più sapienza uno degli aspetti fondamentali della serie: il concetto di superpotere. Questo grazie all’introduzione di una nuova versione del Composto V, il siero che nella serie trasforma le persone da semplici esseri umani in “super”. Capace di conferire i poteri per ventiquatt’ore, il V temporaneo si è dimostrato fondamentale per le storyline di Butcher e Hughie: entrambi sono tanto determinati a conseguire i loro obiettivi da diventare come i mostri che sono intenzionati a eliminare.
Butcher vuole uccidere Patriota a ogni costo, ma il percorso da lui intrapreso lo metterà in difficoltà nel rapporto con Ryan – figlio della defunta moglie Rebecca e dello stesso Patriota – e nel suo viaggio interiore verso il traumatico passato che si era lasciato alle spalle. Hughie invece rifiuta la sua umanità, in quanto ritenuta una debolezza che gli impedisce di proteggere le persone che ama.

Ho gradito la dinamica del duo composto da Frenchie e Kimiko: il rapporto tra i due si è dimostrato uno dei punti più emotivi dell’intera stagione, a testimoniarlo è la toccante scena di musical nel quinto episodio che li vede danzare sulle note di I Got Rhythm di Judy Garland.
Di grande impatto sono poi invece gli archi narrativi di Latte Materno e del super velocista A-Train (interpretato da Jessie Usher), con un evidente richiamo all’attualità e alla questione razziale negli Stati Uniti d’America.
Mi ha profondamente sorpreso anche la gestione di Black Noir (Nathan Mitchell), rivelatasi inaspettatamente cartoonesca e assai commovente.
Molto carina, infine, la breve ma intensa (nonchè spiritosa) apparizione di Paul Raiser nei panni de La Leggenda.

Un elogio a parte va a Giancarlo Esposito nel ruolo di Stan Edgar. Il suo personaggio è un abile uomo d’affari che con il suo cinismo glaciale riesce a tenere testa anche a un “super” come Patriota, ma che sa mostrare il suo lato più umano nelle situazioni più delicate.

La vera sorpresa della terza stagione è stata Soldatino, la perfetta antitesi di Captain America: forte, tenace e affascinante ma anche narcisista, rissaiolo e arrogante. Soldatino è la personificazione di un’America che ricorda con amarezza i propri momenti di gloria mentre ha difficoltà a integrarsi nel mondo moderno. La nuova America è infatti rappresentata da Patriota che nella terza stagione di The Boys si consacra definitivamente come uno dei migliori antagonisti dei fumetti trasposti sullo schermo. Il leader dei Sette ha il disperato bisogno dell’appoggio della popolazione per sopperire la solitudine di cui è stato vittima sin da bambino. Frustrato e arrabbiato, istiga le masse a schierarsi contro le istituzioni del paese – ritenute incapaci di rappresentare i valori americani – diventando così l’emblema di un patriottismo tossico e irrequieto, una figura che presenta diverse analogie con quella dell’ex presidente Donald Trump. Ritengo che l’attore Anthony Starr sia stato talmente bravo nel manifestare l’instabile follia e la sadica crudeltà che caratterizza il personaggio nelle opere di Ennis da poter ambire alla conquista di un Emmy Award.

Laz Alonso , Karl Urban e Karen Fukuhara nel panel dedicato a “The Boys” nell’ultima edizione della SXSW 2022 dello scorso marzo.
Fonte immagine : Daniel Benavides / Flickr (CC BY 2.0)

Sangue, mazzate e…un finale non proprio al top

Uno dei tratti distintivi di The Boys è senza ombra di dubbio l’ingente dose di violenza. Nella terza stagione il tasso di sangue e interiora andate in mille pezzi è raddoppiato, se non triplicato rispetto alle stagioni precedenti. Una delle componenti più incredibili è rappresentata dai combattimenti, realizzati con ottime coreografie e un comparto di effetti visivi talmente ben curato da invidiare anche le grandi produzioni cinematografiche. Ho adorato in particolare il bellissimo combattimento che contrappone Soldatino, Butcher e Hughie contro Patriota nell’episodio “Eroegasmo” dove peraltro assistiamo alla famosa orgia tra supereroi, già presente nei lavori di Ennis.

L’unica pecca risiede nell’episodio conclusivo: il finale è riuscito a chiudere in maniera adeguata tutte le sottotrame senza però eguagliare in termini di spettacolarità il già citato “Eroegasmo”. Inoltre la conclusione della storia ha portato a un ripristino dello status quo che, a mio parere, sminuisce quanto avvenuto negli episodi precedenti. Mi auguro che ciò non avvenga anche nelle prossime stagioni, il rischio è che The Boys si trasformi in una serie ripetitiva perdendo di conseguenza il suo inconfondibile charme.


Le mie considerazioni finali

Con il nuovo ciclo di episodi, The Boys si riconferma come uno dei migliori prodotti legati ai supereroi degli ultimi anni.
Violenta e irriverente, la serie presenta un’importante critica sociale riguardo diverse problematiche attuali negli Stati Uniti come il razzismo e il cospirazionismo.
Ogni personaggio riesce a brillare sotto la luce dei riflettori, ma a spiccare è Patriota, il vero indiscusso pilastro della serie nonché uno dei migliori antagonisti mai apparsi in televisione e non solo. Al netto di un finale non eccessivamente convincente, la terza stagione è estremamente godibile e apprezzabile per gli appassionati o meno del genere.
Tra lo spin-off di imminente uscita Gen V – ambientato in un college frequentato da giovani aspiranti supereroi – e la quarta stagione della serie in arrivo, il futuro dei Boys sugli schermi di Amazon riserverà sicuramente grandi sorprese.


Cinque motivi per considerarlo…Promosso

Tutti i personaggi sono ben scritti, in particolare Soldatino

Patriota è un villain carismatico e affascinante

Vengono proposte tematiche importanti e attuali

La storia espande l’universo dove sono ambientate le vicende della serie

La serie raggiunge l’apice in termini di violenza 

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 2005, è uno studente che frequenta il liceo classico tradizionale.
Noto tra gli amici semplicemente come “Ruggo”, all’età di sedici anni viene attirato dalla realtà del giornalismo e inizia a pubblicare articoli che interessano il settore dell’intrattenimento.

La sua passione per la recitazione e il doppiaggio lo spinge a iscriversi per un provino all’Accademia del Doppiaggio, dove viene selezionato tra i candidati più idonei alla partecipazione di un corso pluriennale.
Il suo sogno nel cassetto? Diventare un doppiatore professionista.

Avido lettore dei fumetti della Marvel e accanito divoratore di serie televisive, nutre un grande amore per il cinema e verso la Settima Arte non esistono confini di alcun tipo: si va dal cinema d’autore e quello indipendente fino ai prodotti più mainstream.

Tra le altre sue passioni, inoltre, adora i videogiochi e il potersi cimentare nei giochi da tavolo e in quelli di ruolo, oltre all’astronomia e – da ultima – la passione per la buona tavola.
Quest’ultima è stata alimentata nel corso degli anni grazie all’approccio alle culture culinarie di diversi paesi (dalla Spagna alla Grecia, passando per la cucina asiatica e quella dell’America Latina, senza dimenticare le prelibatezze regionali del nostro Paese).

(2) Commenti

  1. Ermanno dice:

    Hai ragione completamente

    1. Redazione dice:

      La ringraziamo del suo commento e ci fa piacere condivida l’idea del nostro giovane autore Ruggero Carlo Giannini!

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