Cinema

Tra classici di denuncia sociale e drammi in gaelico si chiude l’IRISH FILM FESTA 14

 

La sezione “Irish Classic” della FESTA ricorda il produttore James Flynn con il film di denuncia “Veronica Guerin”

Spazio per la sezione dedicata ai classici dei cinema irlandese in apertura della giornata finale della FESTA di Domenica 28 maggio, con la rassegna che ha voluto rendere omaggio alla memoria del produttore irlandese James Flynn, nome di riferimento nel mondo della cinematografia dell’”isola di Smeraldo” scomparso dopo una lunga malattia lo scorso febbraio all’età di 57 anni e noto per il recente trionfo ottenuto con The Banshees of Inisherin ma anche per altri grandi pellicole come Ondine, Reign of Fire e l’emozionante Angela’s Ashes (oltre al successo in ambito televisivo di Vikings).

Il busto commemorativo di Veronica Guerin presso il Dublin Castle di Dublino, Irlanda.
Fonte immagine: William Murphy / Flickr (CC BY-SA 2.0)

Per l’occasione, gli organizzatori hanno scelto di proiettare uno dei lavori da lui prodotti: una coproduzione tra Irlanda e Stati Uniti d’America che nel 2003 lo vide collaborare con il collega Jerry Bruckheimer e il compianto regista Joel Schumacher per raccontare la storia di una giornalista irlandese destinata a divenire punto di riferimento nel settore non soltanto in patria ma anche a livello internazionale, barbaramente uccisa nell’adempimento del suo dovere di cronaca e d’inchiesta alla giovane età di 37 anni.
L’omicidio di
Veronica Guerin (a sinistra, NdA) nel 1996 ha rappresentato uno spartiacque all’interno della società irlandese, per via del tipo di lavoro svolto dalla giornalista nella fase finale della sua vita: una lotta senza quartiere e senza confini contro la criminalità organizzata locale e il narcotraffico mediante le uniche armi a sua disposizione, la penna e la stampa.

Il film di Joel Schumacher ha visto la partecipazione di un cast di assoluta eccellenza a partire da colei che si è immersa nel ruolo della giovane giornalista dublinese: l’attrice australiana Cate Blanchett (che per la sua interpretazione ottenne la candidatura ai Golden Globe di quell’anno). Oltre alla Blanchett, hanno partecipato altri volti molto noti al pubblico dell’IRISH FILM FESTA e apprezzati in numerose occasioni come quelli di Ciarán Hinds e Gerard McSorley (fu ospite d’onore in occasione della decima edizione della FESTA nel 2017), oltre al cameo d’eccezione per un giovane Colin Farrell (già collaboratore di Schumacher in altre due sue pellicole precedenti).

Locandina italiana di “Veronica Guerin”, di Joel Schumacher (USA/Irlanda, 2003)
Fonte: Veronica Guerin / Facebook

La pellicola inizia documentando gli ultimi drammatici attimi che portarono all’assassinio di Veronica Guerin, colpita a morte il 26 giugno 1996 da un commando all’altezza della Naas Road di Dublino mentre si trovava a bordo della sua vettura. Un’esecuzione in piena regola ordinata dai re della droga irlandesi, a cui fa seguito, nella narrazione cinematografica, un lungo flashback (prende la quasi totalità del film) che porta lo spettatore indietro nel tempo di due anni per raccontare e descrivere gli anni di attività giornalistica della Guerin presso il Sunday Independent e la sua battaglia contro la criminalità organizzata locale e i suoi business legati al narcotraffico, una piaga economica e sociale per l’Irlanda di quegli anni: le sequenze didascaliche riportano infatti come, al tempo, i livelli di criminalità legati al traffico illegale di narcotici nella Repubblica d’Irlanda avessero raggiunto livelli drammatici coinvolgendo le fasce più indigenti della popolazione e, soprattutto, i giovanissimi, come si vede in alcune scene alquanto raccapriccianti dove degli adolescenti si preparano e si iniettano più volte delle dosi di eroina.

È in questo contesto di totale degrado che si inserisce la giornalista, interpretata dalla Blanchett, che indaga in prima linea, tra le palazzine dei complessi popolari abbandonati, nel ricostruire i traffici di sostanze stupefacenti arrivando, con metodi “discutibili” per alcuni colleghi della testata, a ottenere informazioni tanto dagli ufficiali della GARDA quanto – più importante – da soggetti all’interno delle stesse organizzazioni come John “The Coach” Traynor (Ciarán Hinds).
Il contatto rivela informazioni sul panorama criminale dublinese che di lì a poco verrà scosso dall’omicidio di Martin
“The General” Cahill, uno spacciatore locale (ricontrollare).
L’omicidio, “rivendicato” dall’IRA, non è altro che la punta di una rete molto più complessa di interessi e scontri per il predominio del territorio, che portano anche al depistaggio dell’inchiesta della Guerin con informazioni false fornite per distogliere l’attenzione sul vero re del narcotraffico dublinese del tempo: John Gilligan (Gerard McSorley), un uomo a capo di un impero criminale fatto di omicidi, estorsioni, traffico di stupefacenti e riciclaggio di denaro transnazionale.

Il coraggio della Guerin nel perseguire ugualmente le indagini la porterà ad imbattersi faccia a faccia con i
gangster al punto d’essere gambizzata, aggredita, minacciata di morte e – alla fine – assassinata.
La sua morte , che conclude il lungo
flashback narrativo della pellicola, riporta il racconto al 1996 e alle conseguenze che l’assassinio della Guerin scaturirono in Irlanda: la modifica della Costituzione della Repubblica di Irlanda allo scopo di congelare i patrimoni finanziari legati alla droga (che fece crollare la percentuale di reati criminali), la creazione del Criminal Assets Bureau (CAB) per la confisca dei patrimoni delle organizzazioni criminali e gli arresti degli esecutori e dei mandanti dell’assassinio della giornalista.

Da amante e appassionato della cinematografia irlandese, devo ammettere che la visione di questa pellicola è stata “inedita” anche per me, non avendo mai avuto occasione di vederlo.
In circa un’ora e mezza, il film di Schumacher coinvolge lo spettatore all’interno di una storia molto cruda e dura che, al netto di alcuni interventi apportati dalla troupe per romanzare alcuni passaggi della pellicola, rimane basato su una storia vera di una donna che ha posto l’estremo sacrificio per la ricerca della verità e della giustizia e del diritto all’informazione e alla giustizia.
Per questo motivo l’ho apprezzato particolarmente, una scoperta inaspettata e per questo assai gradita.


Il secondo lungometraggio “as-Gaeilge” della FESTA, il dramma sportivo Tarrac

Il regista Declan Recks introduce al pubblico della Casa del Cinema la pellicola “Tarrac”

L’evento conclusivo di questa edizione dell’IRISH FILM FESTA ha riguardato un film che racconta una storia di sport in chiave drammatica grazie all’ultimo lavoro del regista Declan Recks (a destra, NdA) intitolato Tarrac, termine gaelico utilizzato per indicare la voga nel mondo del canottaggio.

Questa disciplina sportiva fa da contenitore per la storia di questo lungometraggio, ambientato lungo le coste della contea di Kerry (nell’Irlanda sud-occidentale), che è riuscito a intrattenere e a emozionare con successo il pubblico presente alla Casa del Cinema.
Presenti alla proiezione, assieme alla Direttrice Artistica Susanna Pellis, il regista Declan Recks assieme allo sceneggiatore Eugene O’Brien e a due attori del cast i cui nomi sono molto noti al pubblico della FESTA: Cillian O’Gairbhi (ha partecipato ai film
Roise & Frank e al pregevole Foscadh) e Lorcan Cranitch (attore nello strepitoso The Dig e nello stesso Roise & Frank).
Come nel caso del toccante lungometraggio “An Cailin Ciuin/The Quiet Girl” proiettato nella serata di ieri, che è stato girato e recitato in inglese (in minima parte) ma soprattutto in gaelico, anche in Tarrac la lingua parlata è la lingua tradizionale irlandese.
Una scelta da sempre apprezzata per chi scrive, dal momento che è proprio attraverso la produzione e la circolazione di opere culturali in lingua madre in tutti i suoi ambiti (incluso il cinema) che si continua a mantenere “viva” e non “nella sopravvivenza” una lingua che ancora oggi risulta inserita nell’elenco delle “lingue morenti” dell’UNESCO.

L’attore Cillian O’Gairbhi raggiunge il centro della Sala Cinecittà della Casa del Cinema per parlare del film “Tarrac” assieme al regista Declan Recks e alla Direttrice Artistica Susanna Pellis

La storia inizia con l’arrivo di una donna in un villaggio nell’area rurale del Kerry.
La donna è ovviamente la protagonista del film, che identifichiamo in seguito come Aoife (Kelly Gough) e scopriamo che è giunta dalla città per un periodo di ferie in cui visitare e accudire l’anziano padre Bear (Lorcan Cranitch), sopravvissuto a un infarto e con uno stent impiantato nel corpo.
Nelle prime scene vediamo Aoife mentre fa ritorno nei luoghi della sua infanzia e adolescenza, ritrovando anche varie persone di sua conoscenza. Tra queste, nel pub in cui si trova la protagonista, si nota maggiormente un quartetto di donne che sta celebrando un importante successo sportivo: la qualificazione del loro equipaggio al semifinale della Munster Cup di canottaggio (o, nello specifico contesto irlandese, della naomhóg, una tipica imbarcazione irlandese).

In questo incontro “fortuito”
si presagisce uno sviluppo importante della trama del film, purtroppo con larghissimo anticipo (il che rappresenta un elemento di demerito per un lavoro di per sé davvero pregevole): una delle donne dell’equipaggio viene infatti estromessa dall’equipaggio per ordine del medico a causa di una ferita avuta nella precedente regata e viene sostituita proprio da Aoife, la quale dovrà poi compiere un’altra scelta “dolorosa” per gli equilibri del quartetto: cacciare Mairéad (Muireann Ní Raghallaigh), un altro membro storico della squadra, per le sue prestazioni insoddisfacenti.
La sostituta viene individuata dal “nuovo capitano” Aoife nella giovane Naomi (Rachel Feeney), una vogatrice del grande talento ma dal carattere ribelle che vive in una roulotte non molto distante dal paese assieme al cugino Noellie (Cillian O’Gairbhi in un’interpretazione esilarante come personaggio di rottura della atmosfera drammatica della pellicola) e viene così ingaggiata nel nuovo quartetto.
In questo modo Aoife e Naomi, assieme a Jude (Kate Nic Chonaonaigh, apprezzata anche lei in The Quiet Girl) e ad Aisling (Kate Finegan) si allenano duramente per cercare di compiere l’impresa: vincere la Munster Cup per la comunità locale.
Le dinamiche sportive si intersecano però con quello che è il significato più profondo che la giovane protagonista trova in questa disciplina: il legame mai sanato con il padre a seguito della morte della madre.


I Cortometraggi della giornata
I Promossi, Rimandati e Bocciati di Guglielmo Vinci

Anam Chara/Soul Friend (Irlanda, 2023) = Rimandato

Prima della proiezione del film c’è stato spazio per l’ultimo cortometraggio del concorso di categoria indetto dall’IRISH FILM FESTA, un lavoro che ha rappresentato anche l’opera prima alla regia per Cillian O’Gairbhi (presente nel film al pari di Rachel Feeney), intitolato Anam Chara/Soul Friend (doppio titolo gaelico e inglese). L’attore di Tarrac, si è mostrato anche autoironico nel descrivere il suo lavoro al pubblico presente alla Casa del Cinema, giocando su una sua comprensibile ansia per la proiezione e auspicando – sempre scherzosamente – la loro “comprensione e clemenza” al termine della pellicola.

Al termine dei quattordici minuti di proiezione, si può probabilmente comprendere che si tratti di un primo tentativo per O’Gairbhi in quello che è chiaramente un “ruolo nuovo” come quello del lavoro dietro la cinepresa, dal momento che mi ha lasciato alquanto perplesso. Sebbene il lavoro sia dotato anche di alcuni buoni spunti e giochi con un linguaggio a tratti ricco di simboli, questi non riescono tuttavia a dare quella spinta in più al corto per poterlo considerare apprezzabile, relegandolo così a una situazione da “vorrei…ma non posso”.

La storia è di per sé semplice: all’interno di una tavola calda, una coppia composta da Kevin (Cillian O’Gairbhi) e Kathleen (Rachel Feeney) si trova seduta da sola mentre il locale è deserto e dialoga sullo stato della loro relazione, ripartendo con un “lungo” flashback in cui i due personaggi ripercorrono i momenti piacevoli e quelli più tumultuosi di una storia apparentemente in procinto di volgere al termine. Il tutto viene “appesantito” da delle sequenze fatte di riprese e silenzi (nei quali si dovrebbe comprendere che siano davvero ai ferri corti), che vengono “interrotti” soltanto con l’arrivo di un terzo personaggio, un ubriacone sgradito al titolare della tavola calda di nome Martin (Owen Roe).
L’ ”intermezzo” creatosi con l’ingresso in scena di Martin ridà vita a una trama altrimenti molto piatta, mentre la cinepresa si lascia andare ad un’ultima sequenza finale in cui un brano cantato in seannós accompagna il primo piano dei due attori in un crescendo di energia che “dovrebbe” chiudere il cerchio narrativo, salvo poi scoprire che è precursore di un nuovo e identico flashback, come mostra anche il nome della tavola calda (“Spice of Life”).

La ciclicità apparentemente infinita di questa storia
porta così a penalizzare fortemente il lavoro finale, anche per via di alcune mosse forse evitabili da parte dell’esordiente regista, che ci auguriamo possa
deliziarci in futuro con cortometraggi di sua regia che siano decisamente più apprezzabili di questo.

La Direttrice Artistica dell’IRISH FILM FESTA Susanna Pellis con il pubblico della Casa del Cinema

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 1992, è uno studente laureando nel corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università "La Sapienza" di Roma.

Le passioni per la scrittura e per il mondo del giornalismo lo seguono da quando era ragazzo, confluendo in vari progetti nei quali ha accumulato esperienze e conoscenze: dagli anni dei giornali liceali fino all'inizio degli studi universitari, con il coinvolgimento attivo in una web-radio amatoriale in cui in due anni provvede a creare palinsesti, programmi e contenuti radiofonici dedicati alla musica, ma soprattutto alla promozione della musica emergente nella scena underground romana.

Dopo la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali conseguita nel 2015, nel 2017 torna a scrivere in un progetto editoriale nazionale che lo vede ancora oggi coinvolto. Infine, dopo un'ulteriore esperienza triennale in un progetto associativo nel quale ha avuto modo di organizzare da remoto numerosi eventi e conferenze dedicate all'approfondimento del mondo della geopolitica, contribuisce alla fondazione del progetto portato avanti da ReAct360.

Travolto da mille passioni e interessi, cerca ogni giorno di mantenere fede alla ricerca e al lavoro costante verso la conoscenza in tutto quello che lo circonda, non accontentandosi di una sola faccia della medaglia e dedicandosi a osservare il quotidiano con senso critico, in modo da poter formare una propria opinione.

Amante dell'Irlanda, della buona musica e della Storia, trova maggiore ispirazione nella scrittura durante le ore notturne, con un album musicale di sottofondo.

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