Cultura, Eventi

Un appuntamento con la Storia alla Libreria Horafelix con “La Conquista del Estado”

Ritratto di Ramiro Ledesma Ramos, circa 1930 (opera di dominio pubblico). Fonte: Wikipedia Commons

Spagna, 14 marzo 1931: a poche settimane dalla nascita della Seconda Repubblica Spagnola e dell’insediamento del governo di Manuel Azaña – eventi successivi all’esilio romano del monarca Alfonso XIII – esce a Madrid il primo numero di una rivista fondata da un gruppo di giovani guidato da Ramiro Ledesma Ramos (a destra, NdA), un ex studente castigliano che aveva da poco abbandonato i propri studi universitari per intraprendere un progetto più ampio dedito alla militanza.
È in questo contesto storico, che nella più grande panoramica dell’Europa del Ventesimo Secolo trovava l’affermazione dei regimi autoritari nel continente e che in quello spagnolo vedeva il passaggio dalla dittatura militare alla repubblica e ai segnali che portarono allo scoppio della successiva guerra civile nella Nazione, che ha origine
“La Conquista del Estado, un giornale politico ma soprattutto un manifesto di idee nel quale lo spirito del tempo viene trascritto nelle pagine degli articoli che vengono pubblicati, nei quali vengono strenuamente osteggiate sia le minacce incarnate dal marxismo che quelle rappresentate dal capitalismo vigente in Europa.

A distanza di oltre novant’anni, lo studio e l’approfondimento storiografico e politologico attorno a questo periodo hanno offerto una nuova occasione di incontro e dibattito grazie alla pubblicazione in lingua italiana della raccolta antologica che prende il nome proprio dalla rivista di Ramiro Ledesma Ramos, un libro presentato lo scorso 26 giugno alla Libreria Horafelix di Roma.
L’evento pomeridiano, che ha visto una nutrita partecipazione in termini di pubblico, ha offerto ai presenti uno stimolante dialogo e confronto moderato dal saggista Italo Inglese e nel quale sono intervenuti il dottor Juan Manuel de Lara Vázquez (Università di Catania), curatore e traduttore dell’opera, assieme al professor Armando Francesconi, docente di Lingua e Traduzione Spagnola presso l’Università di Macerata e a Fulvio Andreozzi, collaboratore della 
Edizioni Libreria Europa.

L’antologia degli articoli e degli scritti pubblicati – direttamente o indirettamente – da Ledesma Ramos nel corso dei ventitré numeri della rivista rappresenta il frutto di quasi tre anni di lavoro da parte dei curatori di quest’opera e presenta al lettore un’importante fotografia dell’Europa del secolo scorso e dello spirito di quel tempo, come ben evidenziato nel dibattito in cui si è analizzato un fondamentale momento della storia della Spagna sotto numerose chiavi di lettura: dall’analisi storica del pensiero nazional-sindacalista di Ramiro Ledesma Ramos al contenuto culturale della sua rivista, fino al trattare delle ripercussioni politiche delle sue pubblicazioni scaturite sia allora (il fondatore del La Conquista del Estado sarebbe morto nel 1936, giustiziato nel pieno della guerra civile all’età di trentun anni) che nella più recente attualità post-franchista, dal momento che soltanto la morte di Francisco Franco negli anni Ottanta ha permesso di riaprire i fascicoli sul giovane intellettuale spagnolo.

Rilevante la contestualizzazione storica delle origini del pensiero di Ledesma Ramos, come fatto presente in modo alquanto esaustivo dai vari relatori nel corso dell’incontro: quest’ultimo infatti è da collocarsi nella più ampia panoramica di una Spagna novecentesca divenuta orfana del proprio “assetto imperiale”, ovvero di quell’Impero che per secoli aveva dominato il globo e che si era concluso con la sconfitta nella guerra ispano-americana del 1898 (che aveva comportato la perdita di Cuba e delle Filippine, gli ultimi due grandi territori spagnoli al di fuori del Mar Mediterraneo).
Una sconfitta rovinosa per dinamiche e tempistiche, ribattezzata come “El Desastre del ’98”, che frantumò il legame identitario tra il popolo e la Nazione spagnola (legame che lo stesso Ledesma Ramos, come altri uomini di quei tempi, indicava come “Hispanidad”). Un fattore determinante che contribuì al plasmare di un’allora “nuova” visione politica e culturale che si collocasse in aperta rottura con lo status quo vigente caratterizzato dalla sterile alternanza di potere nelle Cortes tra le forze liberali e progressiste del tempo.
Un fervore e un tumulto di idee che si diffuse e ampliò ulteriormente in seguito, con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale e nel successivo primo dopoguerra, con le notizie riguardanti la nascita e il rafforzamento del movimento fascista in Italia e – da ultimo – con la fine incolore della c.d. “dictablanda” di Miguel Primo de Rivera (1923-1931).

Fu proprio in questo panorama che si formò il pensiero di Ledesma Ramos, esplicitato nel manifesto del La Conquista del Estado, con il quale si poneva in aperta contrapposizione tanto al marxismo quanto al sistema liberal-borghese e traeva ispirazione tanto nella cultura tradizionale spagnola quanto in figure intellettuali come quelle dell’italiano Curzio Malaparte e – soprattutto – del filosofo francese Georges Sorel. L’influsso di quest’ultimo, in aggiunta, avrebbe arrecato un fondamentale contributo nel delineare il pensiero del c.d. “nazional-sindacalismo” teorizzato proprio da Ramiro Ledesma Ramos.


Le domande di ReAct360 al curatore dell’opera, dott. Juan Manuel De Lara Vázquez (Università di Catania)

Al termine dell’evento e della presentazione del volume, c’è stato spazio per poter interloquire con il curatore principale del libro e della traduzione in lingua italiana degli articoli de La Conquista del Estado, il dottor Juan Manuel de Lara Vázquez (a destra, NdA).
Autodefinitosi, per sua stessa giocosa ammissione durante l’evento alla Libreria Horafelix, come
“un sivigliano di Roma”, il dottor de Lara Vázquez è attualmente dottorando presso l’Università degli Studi di Catania dove è prossimo a completare il proprio percorso accademico e ad ottenere il dottorato di studi in Scienze Politiche.
Laureato in Relazioni Internazionali presso la Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma, è al secondo volume di cui è stato curatore (lo scorso aprile ha tradotto in lingua italiana il saggio
“Che fare?” di David Engels) ed è collaboratore per alcune riviste accademiche di ambito storico in Italia e in Spagna.

Dottor de Lara Vázquez, grazie mille per la sua disponibilità.
Comincerei subito chiedendole di raccontare ai nostri lettori come si è arrivati alla realizzazione di questo lavoro, qualcosa sulla storia dietro l’uscita di questa antologia dei lavori di Ramiro Ledesma Ramos.

Grazie a voi per l’interesse sorto attorno a questo evento, per rispondere alla Sua domanda parto da una breve premessa panoramica: il punto d’inizio del libro che è stato presentato oggi è stato il 2022, ovvero l’anno del centenario della “Marcia su Roma”.
La ricorrenza storica, che è stata oggetto di numerosi convegni, dibattiti e pubblicazioni di approfondimento accademico in ambito storiografico e politologico, ha infatti fatto emergere nuovamente il tema riguardante la categorizzazione del Fascismo come esempio di regime autoritario o totalitario (elemento a suo tempo argomentato e discusso da importanti storici quali Renzo De Felice o Emilio Gentile).

Al dibattito attorno a questo punto alquanto centrale ha fatto seguito un secondo tema con un respiro più internazionale, ovvero l’impatto storico che il Fascismo ebbe al di fuori dei confini italiani e la diffusione di questa ideologia all’estero. Proprio in questo ambito, nel secolo scorso la Spagna ha rappresentato uno dei maggiori esempi a riguardo, uno dei terreni più “fertili” per la nascita di partiti e di modelli politici apparentemente affini al Fascismo. Il regime di Francisco Franco, infatti, ricalcò per molti aspetti gli elementi fondanti dell’ideologia mussoliniana salvo poi mutare con il tempo e la Storia verso strade differenti. Proprio nel contesto spagnolo, tra la fine della c.d. “dictablanda” di Miguel Primo de Rivera e la fine della monarchia, l’avvento della Seconda Repubblica e lo scoppio della guerra civile che portò alla vittoria del generale Franco, una delle figure che è stata oscurata e in seguito rimossa nel “pantheon” franchista fu quella di Ramiro Ledesma Ramos, la cui breve ma proficua esistenza a livello politico e culturale è l’oggetto della pubblicazione di questa antologia degli articoli e delle pubblicazioni della rivista da lui fondata nel 1931, La Conquista del Estado.

Entrando ora più nel merito e nel contenuto di questo volume, nel corso dell’evento odierno è stato possibile delineare il profilo politico e culturale di Ramiro Ledesma Ramos in raffronto con quello di José Antonio Primo de Rivera.
Lei che ha avuto modo di consultare ampio materiale a riguardo, quale opinione si è fatto sulla contrapposizione tra le due figure all’interno del contesto storico spagnolo della Seconda Repubblica? E che ruolo ha avuto Francisco Franco in seguito alla guerra civile?

Dai vari documenti che mi è stato possibile consultare nell’Archivio Histórico Nacional della Biblioteca Nacional de España (come gli articoli pubblicati del La Conquista del Estado), ma anche grazie alla letteratura disponibile in materia, è stato possibile comprendere e delineare un interessante ritratto delle due figure intellettuali e politiche.

Da una parte ci ritroviamo a parlare di una figura come quella di José Antonio Primo de Rivera, figlio di Miguel, proveniente da un ceto e da un contesto sociale diametralmente opposto a quello di Ramiro Ledesma Ramos. Nato a Madrid e cresciuto all’interno della capitale del Regno in un ambiente militare di estrazione nobiliare (la famiglia aveva ottenuto e creato il Marchesato di Estella, nella Navarra, alla fine del diciannovesimo secolo), era un uomo di città, le cui amicizie e frequentazioni e disponibilità lo facevano frequentare ambienti e contesti decisamente altolocati.
Dall’altra, ecco la figura di Ramiro Ledesma Ramos, un uomo della provincia di Zamora (nella Castiglia profonda) e – pertanto – della terra, del contesto più interno e rurale della Spagna ma non per questo meno arido, culturalmente parlando, rispetto a José Antonio Primo de Rivera.

Ciononostante, tra due figure così appararetemente distanti per ceto e formazione, in principio si trovò una profonda sintesi e vicinanza di idee in chiave strategica (furono loro a unire le Juntas de Ofensiva Nacional-Sindicalista/JONS e le Juntas Castellanas di Onésimo Redondo all’interno della Falange, creando quello che possiamo indicare come “triumvirato spagnolo” con Ruiz de Alda e gli stessi de Rivera e Ledesma Ramos. Fu però nel 1935 che si verificò la rottura tra questi ultimi, un evento che portò all’uscita di due saggi rilevanti nel pensiero di Ramiro Ledesma Ramos nell’anno seguente, ovvero “¿Fascismo en España?” e “Discurso a las juventudes de España”, opere con le quali si assistette al distacco definitivo tra le due correnti di pensiero e l’affermazione del pensiero “nazional-sindacalista” di Ledesma Ramos.

In merito invece al ruolo che il generale Franco assunse nella contrapposizione tra José Antonio Primo de Rivera e Ramiro Ledesma Ramos, possiamo dire che
“El Caudillo” si comportò in modo scaltro e, nella sua distanza ideologica tanto con il figlio di Miguel Primo de Rivera e – soprattutto – con Ledesma Ramos, scelse di “sacrificare” quest’ultimo a favore del primo: la morte di José Antonio Primo de Rivera, giustiziato dalle forze repubblicane dopo un processo alquanto sommario nel pieno della guerra civile spagnola, gli offrì il pretesto per elevarlo al rango di “martire della Nazione”, rendendolo un mito e un archetipo a cui fare riferimento nella narrazione propagandistica a proprio vantaggio (riorganizzò la Falange facendola confluire nel nuovo assetto franchista, più facile da controllare e utile a mantenere il potere a lungo nel secondo dopoguerra).
Diverso e decisamente più infausto il destino che Franco riservò a Ramiro Ledesma Ramos, il quale venne letteralmente “cancellato” dalla storiologia franchista fino alla fine del regime.

Un altro passaggio che reputo “chiave” nel suo intervento di oggi ha riguardato la “politicizzazione della storia” che lei ha avuto modo di argomentare dalla prospettiva del suo paese proprio riguardo alla figura di Ramiro Ledesma Ramos. Ci può descrivere meglio questo discorso?

Credo sia doveroso, prima di poterle rispondere, fare una breve premessa utile a contestualizzare questo discorso: il tema della “politicizzazione della storia”, infatti, non ha avuto origine in Spagna ma bensì in Francia, dove in più occasioni sono state promulgate nel corso degli ultimi vent’anni quelle che vengono indicate come “leggi della memoria”, tramite le quali si è vista una decisa intromissione della politica e delle autorità statali all’interno del lavoro di ricerca storiografica, che dovrebbe essere libero da vincoli e ostacoli (una questione per la quale mi sento di segnalare il fondamentale lavoro redatto nel 2005 dagli storiografi francesi Pierre Nora e Françoise Chandernagor dal nome “Liberté pour l’histoire”, pubblicato in Italia da Medusa Edizioni).
Nel contesto spagnolo, il vento della ”rilettura” storica è approdato nel nostro Parlamento a partire dal 2007 tramite la c.d. “Ley de la Memoria Historica”, a cui ha fatto seguito lo scorso anno una seconda iniziativa legislativa attraverso la Ley de la Memoria Democratica”. Le due leggi qui menzionate sono dei mezzi tramite i quali la politica e l’autorità statale hanno effettuato una preoccupante ingerenza nell’ambito del lavoro della storiografia, arrivando a porre vincoli e a “creare” dei percorsi storici con i quali raccontare quanto accaduto nella storia recente del Paese e i cui danni probabilmente si potranno vedere a lungo termine.

In conclusione, quale può essere secondo lei il lascito e il contributo che questa riedizione antologica può offrire al dibattito accademico attorno allo studio della storia del secolo scorso nel nostro Paese e, perché no, anche in Spagna?

Considerando come in questo caso si parli della terza pubblicazione in lingua italiana riguardante gli scritti e i lavori politici di Ramiro Ledesma Ramos e, contemporaneamente, della loro prima traduzione integrale in lingua italiana, ritengo che questa antologia non sia da rivolgersi soltanto agli addetti al settore né che sia utile al solo arricchimento del dibattito storiografico o nel più ampio contesto accademico.
Credo e mi auguro infatti che questa riedizione dei lavori del
La Conquista del Estado possa rivolgersi anche a tutti quei lettori che, mossi da un sano interesse per la conoscenza e lo studio, vogliano approfondire un capitolo riguardante la diffusione del pensiero fascista in Europa, in quello che lo storico Eric Hobsbawm descrisse come “il secolo breve”, attraverso la complessità del contesto spagnolo.
Un contesto che permette al lettore di poter esaminare una prospettiva differente e di poter comprendere gli elementi precursori dello stesso in Spagna.

Un’ultima domanda: durante l’evento ha anticipato al pubblico presente che sta già lavorando alla cura di un nuovo volume, può dirci qualcosa di più?

Ricollegandomi ad alcuni degli interessanti spunti offerti nel dibattito dell’evento tanto dal professor Francesconi quanto dal dottor Inglese, posso dirle come effettivamente sia impegnato, assieme a Fulvio Andreozzi e all’editrice Martina Marcialis di Edizioni Libreria Europa, nell’opera di traduzione e pubblicazione di due importanti testi legati a figure intellettuali spagnole che hanno dato un importante contributo alla formazione del pensiero di Ramiro Ledesma Ramos, ovvero Ángel Ganivet e Ramiro de Maeztu.
Le opere a cui faccio riferimento, che saranno presumibilmente disponibili a partire dall’anno prossimo, sono la traduzione italiana di
“Idearium español – pubblicato da Ganivet nel 1896 – e la traduzione di “Defensa de la Hispanidad, scritto da Ramiro de Maeztu nel 1934. Questi scritti, al pari dei loro autori, rappresentarono allora come oggi dei capisaldi del pensiero conservatore spagnolo nonchè, per alcuni frangenti, di quello legato alla Tradizione.

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 1992, è uno studente laureando nel corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università "La Sapienza" di Roma.

Le passioni per la scrittura e per il mondo del giornalismo lo seguono da quando era ragazzo, confluendo in vari progetti nei quali ha accumulato esperienze e conoscenze: dagli anni dei giornali liceali fino all'inizio degli studi universitari, con il coinvolgimento attivo in una web-radio amatoriale in cui in due anni provvede a creare palinsesti, programmi e contenuti radiofonici dedicati alla musica, ma soprattutto alla promozione della musica emergente nella scena underground romana.

Dopo la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali conseguita nel 2015, nel 2017 torna a scrivere in un progetto editoriale nazionale che lo vede ancora oggi coinvolto. Infine, dopo un'ulteriore esperienza triennale in un progetto associativo nel quale ha avuto modo di organizzare da remoto numerosi eventi e conferenze dedicate all'approfondimento del mondo della geopolitica, contribuisce alla fondazione del progetto portato avanti da ReAct360.

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