Filosofia

Filosofia : un sapere perduto

“Filosofia” è un concetto molto spesso misconosciuto, mal interpretato e, dunque, sottovalutato.
Eppure, al di sotto della maschera ormai posta al di sopra di essa, si nasconde la maggiore branca del sapere, senza la quale la conoscenza stessa non avrebbe modo di esistere.
La ϕιλοσοϕία è, infatti, amore (ϕιλία) per la sapienza (σοϕία); il filosofo, per inclinazione alla sapienza, compie un percorso di ricerca infinitamente esteso nel corso della sua esistenza, un percorso libero da credenze a priori. Tale condotta nacque, nella storia del pensiero, con Socrate, che, mettendo in discussione qualsiasi sua asserzione, fondava la sapienza sul principio del «so di non sapere».

I primi eruditi dell’Antica Grecia (spesso indicati come filosofi) non ricercavano, in verità, la sapienza, bensì l’ἀρχή, ossia il principio del mondo e dei suoi fenomeni naturali: secondo tali studiosi, infatti, l’intero universo derivava da un principio unico.
Questa concezione, detta “monismo”, era una delle caratteristiche principali del pensiero pre-sofistico.

È anche importante sottolineare come i primi pensatori non ponessero una causa alla base del mondo bensì, per l’appunto, un principio: un elemento immanente che facesse anch’esso parte della natura stessa. La natura coincideva con il tutto, quindi con dio: un altro carattere importante dei primi eruditi greci era infatti il “panteismo”, secondo cui tutto (πᾶν) è dio (θεός).

Tale affezione verso il mondo naturale venne testimoniata, nel pensiero ionico, anche dall'”ilozoismo”, idea che considerava la natura viva (il termine è infatti la crasi di “materia [ὕλη]” e “vita [ζωή]”).
Pensatori come Talete, Anassimene o Eraclito non sono quindi da ritenere come dei “filosofi”, come spesso viene erroneamente fatto, ma più correttamente come dei “fisiologi”. Il termine ϕυσιολογία significa, infatti, studio (λόγος) della natura (ϕύσις).

Il periodo pre-sofistico, definito
“cosmologico” (da κόσμος, termine coniato da Pitagora), non è quindi parte dello studio filosofico.
Allo stesso modo, non lo è neanche la corrente dei fisici pluralisti, i cui rappresentanti sono Empedocle, Anassagora e Democrito, i quali avevano come eguale obiettivo la ricerca dell’ἀρχή, che resero però “plurale”: secondo Anassimene l’ἀρχή era l’aria, per Eraclito era il fuoco, mentre per Anassagora lo erano i semi e per Democrito gli atomi.

Il punto di incontro tra la fisiologia e la filosofia fu il sofismo. I sofisti, in particolare Protagora e Gorgia, misero in discussione ogni verità, ma non al fine di ricercare il vero, bensì con lo scopo di insegnare ai giovani politici a «rendere forte l’argomento più debole», per illudere quindi l’opinione pubblica di nozioni eventualmente false.

Lo scopo di Socrate (ripreso da Cartesio nel Seicento) era invece quello di trovare, attraverso il dubbio e lo scetticismo metodologico, la verità.
Il primo obiettivo del filosofo è, infatti, l’abbattimento degli idoli, delle convinzioni non supportate dalla logica e dei luoghi comuni, purtroppo molto diffusi nella società contemporanea.

Oggigiorno il filosofo non ha più spazio all’interno del dibattito pubblico, in quanto il suo fondamentale mestiere è perennemente sminuito dall’idolo dei nostri giorni: la scienza.
Nata dal dibattito filosofico seicentesco, mediante autori quali Galileo Galilei o Francis Bacon, la scienza ha assunto progressivamente delle caratteristiche dogmatiche, attraverso le quali non ha abbattuto ma ha sostituito la fede.

Gli scienziati odierni (e, di conseguenza, la maggior parte della popolazione) considerano la filosofia limitata dalla scienza, elevando quest’ultima a inconfutabile fonte di verità quando in realtà è la scienza stessa a essere limitata dalla filosofia, dal momento che la scienza – a differenza della prima – indaga soltanto una parte del reale.
La scienza è un’analisi temporanea e incerta del piano empirico, mentre la filosofia spazia su qualsivoglia piano esistenziale. La scienza è in grado di descrivere con certezza soltanto ciò che è momentaneamente osservabile, ma è assolutamente incapace di fornire risposte riguardo a ciò che i sensi non mostrano.

L’abuso del metodo scientifico (applicato, a partire dall’Ottocento, al di là dei suoi limiti tradizionali) ha diffuso tra gli uomini la presunzione di poter prevedere e – di conseguenza – controllare dei processi che, in verità, non sono affatto razionalizzabili.
L’impiego del metodo induttivo-deduttivo nelle scienze sociali quali la sociologia o l’economia (portato avanti da pensatori quali Henri de Saint-Simon o Karl Marx) ha generato ideologie basate sull’errata credenza di poter gestire, attraverso la ragione, la società umana e i suoi sviluppi.
Per definire tale atteggiamento, perpetratosi anche nel Novecento, nel 1952 l’economista e filosofo austriaco Friedrich von Hayek ha parlato di «abuso della ragione».

Secondo l’autore infatti, come riportato nella sua opera omonima:

“La causa prima del disordine morale, e quindi politico e sociale, del nostro tempo è, anzitutto, di natura intellettuale, e appunto a questo livello essa va cercata, individuata e contrastata.
All’origine di tante distorsioni ideali della nostra epoca vi è senza dubbio un fenomeno di «concretizzazione immaginaria». Si ipostatizzano, per esigenza conoscitiva, enti morali, conferendo ad essi sostanza e vita autonoma.
Di una pura ipotesi interpretativa si finisce in tal modo col fare una realtà oggettiva, dando corpo, senza avvedersene, a fantasmi dell’intelletto. Di questo passo, attribuendo valore assoluto e categorico a tali astrazioni, si arriva paradossalmente all’estremo dell’irrazionalismo.”
(Friedrich von Hayek, L’Abuso della Ragione, trd.italiana, Vallecchi, 1967)

Contro siffatto pericolo, urge un’immediata rivalutazione della filosofia, dell’insegnamento socratico e dello scetticismo nei confronti di fede e scienza, al fine di evitare la pericolosa deriva autoritaria della società odierna e, attraverso tali mezzi, ricondurre l’intera umanità verso la conoscenza, la sapienza e la libertà.

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 2004, è uno studente che frequenta il liceo scientifico tradizionale. All’età di sedici anni, si appassiona alla filosofia e nei due anni successivi - tra i diciassette e i diciotto anni- redige e pubblica un saggio incentrato sullo studio e l'analisi della filosofia.

Una passione crescente, quella per la filosofia, che è stata alimentata e nutrita con l'approfondimento e lo studio con numerose letture e confronti che l'hanno avvicinato al pensiero liberale (in particolare, al pensiero della Scuola di Vienna).
Patito inoltre di economia e politologia, interessi sviluppati in concomitanza al legame sempre più forte verso la filosofia, nel 2021 si iscrive al think tank Istituto Liberale, dove ancora oggi contribuisce con la pubblicazione di vari articoli per l’associazione.

In aggiunta, quest'anno sceglie di dare vita, assieme a Francesco Sampaolo e Nicolas Journet, a un proprio progetto, quello dello Snake Institute, improntato per divenire un think tank dal pubblico internazionale e condotto, per questa motivazione, esclusivamente in lingua inglese.

Una sua ulteriore passione è quella per la musica, che porta avanti fin da bambino con lo studio del pianoforte e di canto.

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