Cinema

Una seconda giornata ricca di sorprese all’IRISH FILM FESTA 14

La forza agrodolce di una risata – Ballywalter apre la seconda giornata dell’IRISH FILM FESTA 14

La prima pellicola di giornata, introdotta al pubblico dalla Direttrice Artistica dell’IRISH FILM FESTA Susanna Pellis, è il lungometraggio diretto da Prasanna Puwanarajah, attore e regista anglo-srilankese che ha realizzato questo lavoro a quattro mani con la collega sceneggiatrice Stacey Gregg.
Ballywalter è un film ben riuscito e molto apprezzato che presenta una storia che ruota attorno a un tema molto sentito per chi scrive (la depressione) e riesce a rielaborarlo in chiave positiva e costruttiva  attraverso la stand-up comedy.
Non a caso, come ha descritto la Pellis nel suo intervento, tra i protagonisti del cast figura anche un attore “scoperto” proprio per la sua irriverente attività di stand-up comedian (“Definirli cabarettisti sarebbe davvero riduttivo”, ha dichiarato la Pellis) come l’attore nordirlandese (nonché “figlio dei Troubles”) Patrick Kielty, che condivide il ruolo chiave della storia con l’attrice irlandese Seána Kerslake, la quale ha interpretato con molta dedizione questo ruolo al punto di immedesimarsi del personaggio e allenarsi per molto tempo con l’accento nordirlandese.
La pellicola inizia con una sequenza di qualche minuto che vede protagonista una giovane ragazza, Eileen, mentre lavora e guida con il suo taxi per le vie di Belfast e Ballywalter, un paese situato a breve distanza (che viene ripreso in numerose circostanze durante il film).
Il primissimo quadro che si delinea nelle sequenze iniziali del film mostra la sfera privata di Eileen: i suoi due lavori (tassista e barista all’occorrenza), il rapporto familiare altalenante con la madre e la sorella Gemma (Carla Langley) e il suo carattere alquanto spigoloso e esuberante al contempo.

L’incontro di Eileen con Shane, un uomo di mezza età che prenota le corse con il suo taxi per recarsi a un centro sociale di Belfast dove sta seguendo un corso di stand-up comedy, apre gli sviluppi narrativi che vedono coinvolti i due personaggi e le loro vite: una donna molto sulla difensiva da una parte, un uomo molto timido e riservato dall’altra.
La storia ci permette di scoprire le numerose ombre che trovano accomunati sia Shane che Eileen (l’alcolismo, la depressione e il tentato suicidio) e il tentativo di Shane di ritrovare una propria dimensione attraverso la comicità lo porterà a un lungo lavoro di crescita interiore non esente da momenti di scontro ma anche dalle prime, grasse risate.
Una crescita che vedrà coinvolta anche la stessa Eileen, che con il tempo mostra la sua vera natura all’uomo che diventa un amico.

Il film riesce a tenere lo spettatore coinvolto nel racconto per tutti e novanta i minuti della sua durata e riesce a strappare sorrisi e risate al pubblico anche nel trattare di argomenti abbastanza duri come quelli riguardanti la salute mentale, con un umorismo tipico del luogo nella sua immediatezza.
La capacità di sdrammatizzare in contesti alquanto difficili permette di poter trovare un lato umano e speranzoso anche quando di speranze risulta difficile persino parlare.
Il cast si dimostra molto affiatato e offre una performance più che soddisfacente, che fa apprezzare ulteriormente il lavoro di regia e scrittura dietro a questa pellicola.

Un fotogramma tratto dal film “Ballywalter”, di Prasanna Puwanarajah (Irlanda del Nord, 2022).
Presenti i due protagonisti del film: l’attrice irlandese Seána Kerslake e l’attore nordirlandese Patrick Kielty

Il tributo a Richard Harris è (quasi) perfetto – La recensione di The Ghost of Richard Harris 

Il primo dei due eventi di punta della seconda giornata della FESTA è stato la proiezione dell’opera che celebra la memoria del grande e poliedrico artista irlandese Richard Harris con il documentario “The Ghost of Richard Harris”.
Diretto dal regista Adrian Sibley e prodotto da Sky UK (il film è disponibile anche nel catalogo del canale italiano Sky Arte), il documentario ha visto una grande partecipazione di pubblico giunto alla Casa del Cinema al punto che la Sala Cinecittà risultava essere quasi piena.

Numerose le persone giunte per partecipare e presenziare all’evento, tra cui spiccano anche alcuni “ospiti abituali” dell’IRISH FILM FESTA come l’attore irlandese Barry Ward (in basso, NdA) che ha seguito con interesse e coinvolgimento la visione del film.
Un evento davvero imperdibile per celebrare e apprezzare la memoria e la vita di uno spirito indomito, fuori dagli schemi e dalle regole, che in vita volle vivere intensamente ogni attimo fino all’ultimo.
Un uomo, Richard Harris, dal carisma magnetico e dalla personalità dirompente capace nella sua incredibile poliedricità artistica (fu cantante, attore, poeta e – in alcuni momenti – persino attivista per alcune cause). di lasciare un segno indelebile nella storia del cinema.

Presente in sala, durante la programmazione della giornata, l’attore irlandese Barry Ward.
In questa edizione dell’IRISH FILM FESTA presenterà uno degli ultimi lavori che l’hanno visto protagonista, il film Sunlight diretto da Claire Dix (fotografia di Diego Nicholas Di Nardo)

Un evento che è stato arricchito da una preziosa introduzione al pubblico curata dal professor Barry Monahan, docente dell’Università di Cork che ha avuto modo di presentare ai presenti il “The Richard Harris Archive at University College Cork”, il fondo archivistico personale dedicato alla memoria dell’attore che la famiglia Harris ha generosamente donare all’ateneo irlandese.
Nel suo breve intervento, il professor Monahan ha potuto descrivere e mostrare alcuni elementi particolari provenienti dagli archivi della famiglia Harris, raccontando anche alcuni particolari meno noti per offrire al pubblico romano una prima panoramica sulla sua persona.

Ma è nel lungo documentario diretto da Sibley (quasi due ore e mezza) che si raccolgono e riallacciano i capitoli più importanti della vita di Richard Harris, morto nel 2002 all’età di 72 anni a poche settimane dall’uscita del secondo capitolo della saga di Harry Potter.
Una storia alla quale hanno partecipato in prima persona i tre figli dell’attore irlandese: Jared, Damian e Jamie Harris, al pari della sua prima moglie Elizabeth, che hanno rivissuto dalla loro prospettiva i momenti più alti e quelli più bui della vita di colui che per loro fu padre e marito.
Presenti nel documentario anche le ricche testimonianze dei colleghi e delle colleghe di lavoro (Vanessa Redgrave, Stephen Rea, Russell Crowe e il regista Jim Sheridan), ma anche di importanti personalità nel mondo dello spettacolo televisivo (Dick Cavett) e il ricordo delle persone a lui più vicine.

Ma soprattutto, come una vera e propria
“ombra” che rimane immutabile nell’immaginario dello spettatore, rimane Richard Harris attraverso le numerose immagini di repertorio, le sue interviste, le sue riflessioni, le poesie da lui composte e la musica che ci ha lasciato.
Un insieme di frammenti che ricompongono il complesso e conflittuale mosaico che ha visto contrapporsi l’uomo “Dicky” Harris (come lo chiamavano a Kilkee, nella contea di Limerick) e l’attore Richard Harris, riunendo le due metà in un unicuum, in tutte le sue luci e ombre.
Un lavoro talmente profondo e coinvolgente che non serve aggiungere altre parole, se non gli applausi che la sala della Casa del Cinema ha voluto tributare “in qualche modo” all’attore e al suo ricordo.

Unica nota a margine: se per chi scrive l’opera è risultata davvero apprezzabile nella sua totalità, nell’uscire dalla sala ho potuto constatare personalmente anche alcune voci in dissenso che hanno criticato l’eccessiva durata dell’opera e la presenza di alcuni dettagli superflui che hanno in parte rovinato la solennità di un tributo “quasi perfetto”.

“The Ghost of Richard Harris”, di Adrian Sibley (Irlanda, 2022)

I Cortometraggi della giornata
I Promossi, Rimandati e Bocciati di Guglielmo Vinci

The Talk (Irlanda, 2022) = Promosso

The Talk, di Jonathan Hughes (Irlanda,2022)
Fonte: The Talk – Short Film / Facebook

Per il concorso annuale indetto dall’IRISH FILM FESTA per i migliori cortometraggi irlandesi (Categorie Live Action e Animazione), nella seconda giornata ci è stato possibile vedere The Talk, il lavoro scritto e diretto dal regista irlandese Jonathan Hughes che ha da poco ottenuto il Premio del Pubblico al Clones Film Festival 2023.   

Dieci minuti di durata per un cortometraggio che racconta del rapporto tra padre e figlio, in un contesto alquanto particolare e, in seguito, del tutto esilarante.

In un’apparente giornata come tante altre, all’insegna della normalità, Barry (Conor Cupples) e il fervido padre unionista Dennis (Matthew McMahon) si apprestano a cominciare la loro routine lavorativa, o almeno questo è quanto si vorrebbe lasciar intendere: il figlio infatti diserta il turno di lavoro per “un’appendicite acuta” (di cui parla molto tranquillamente al telefono) per prepararsi ad ospitare il suo partner Jack (Conor O’Kane).
Il padre invece si ritrova costretto a rientrare a casa per il guasto della sua vettura e nell’imprevisto scopre il figlio a letto con un uomo…mentre il figlio osserva sconvolto il padre unionista che indossa una tenuta mimetica dell’IRA (Irish Republican Army).

Un “coming out nel coming out“, quindi, dove a sorpresa “i ruoli di accusatore e accusato si invertono” generando così un grande senso di ilarità nel pubblico presente in sala (merito dei dialoghi molto calzanti e sottili, nel corso dell’ “interrogatorio”). Dissacrante e decisamente tagliente nella sua ironia che mescola politiche e identità, The Talk è stato davvero un piacevole lavoro da seguire.

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 1992, è uno studente laureando nel corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università "La Sapienza" di Roma.

Le passioni per la scrittura e per il mondo del giornalismo lo seguono da quando era ragazzo, confluendo in vari progetti nei quali ha accumulato esperienze e conoscenze: dagli anni dei giornali liceali fino all'inizio degli studi universitari, con il coinvolgimento attivo in una web-radio amatoriale in cui in due anni provvede a creare palinsesti, programmi e contenuti radiofonici dedicati alla musica, ma soprattutto alla promozione della musica emergente nella scena underground romana.

Dopo la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali conseguita nel 2015, nel 2017 torna a scrivere in un progetto editoriale nazionale che lo vede ancora oggi coinvolto. Infine, dopo un'ulteriore esperienza triennale in un progetto associativo nel quale ha avuto modo di organizzare da remoto numerosi eventi e conferenze dedicate all'approfondimento del mondo della geopolitica, contribuisce alla fondazione del progetto portato avanti da ReAct360.

Travolto da mille passioni e interessi, cerca ogni giorno di mantenere fede alla ricerca e al lavoro costante verso la conoscenza in tutto quello che lo circonda, non accontentandosi di una sola faccia della medaglia e dedicandosi a osservare il quotidiano con senso critico, in modo da poter formare una propria opinione.

Amante dell'Irlanda, della buona musica e della Storia, trova maggiore ispirazione nella scrittura durante le ore notturne, con un album musicale di sottofondo.

Per ReAct360 si occupa della scrittura di articoli, ma anche della revisione di bozze e comunicati stampa, oltre alla gestione del sito e al suo continuo ampliamento.

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Il suo mantra? Vivere la vita "in direzione ostinata e contraria".

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