Ambiente

GenB e BlueMissionMed alla Maker Faire Roma 2023

L’edizione da poco conclusa della Maker Faire Roma 2023 ha portato e coinvolto attivamente tanti progetti innovativi alla Nuova Fiera di Roma in Via Portuense, dove hanno potuto mostrare e raccontare le numerose proposte e possibilità per le società di un futuro che appare sempre meno lontano, oltre alle ultime novità in campo tecnologico ma anche in settori più disparati con vocazioni altrettanto variegate.

Se la manifestazione ha visto ad esempio un progetto che mostra come anche il mondo della moda si stia attrezzando per guardare a una nuova prospettiva più ecosostenibile, ci sono state anche delle realtà che monitorano con grande attenzione lo stato del nostro pianeta e dei nostri oceani, in un’ottica di sensibilizzazione circa l’importanza di un cambio di paradigma all’interno delle nostre società per la tutela della Terra.


Le sfide ambientali per un pianeta da salvare – Il ruolo dell’Unione Europea

Questo è il caso di GenB e BlueMissionMed, due progetti sostenuti e finanziati nel corso degli ultimi tre anni dall’Unione Europea e dalla Commissione Europea.

Le due realtà, nate rispettivamente nel 2022 e nel gennaio di quest’anno come implementazione delle politiche ambientali e delle missioni portate avanti in ambito comunitario, sono attive nel sensibilizzare tanto l’opinione pubblica quanto le stesse istituzioni e i settori produttivi attorno alla tutela del pianeta Terra e a un approccio verso nuove soluzioni economiche e politiche capaci di essere sostenibili.

L’obiettivo di GenB è proprio quello di poter realizzare e implementare una nuova visione economica, quella della c.d. “bioeconomia”, in grado di combinare le necessità dell’economia e dei settori produttivi con quelle dell’ambiente. Un concetto da tradursi anche in un cambio di prospettiva nelle interazioni economiche all’interno della nostra società, con il sostegno verso la c.d. “economia circolare”, soluzione nella quale tutto il sistema economico è in grado di autorigenerarsi attraverso le risorse utilizzate e i beni prodotti dallo stesso sistema.

Ma la tutela dell’ambiente e della biodiversità della Terra non si limita soltanto alla superficie terrestre ma anche a quelle dei mari e degli oceani, come testimoniato dal progetto BlueMissionMed (in alto a sinistra, NdA), partito a gennaio a Venezia nell’ambito della missione europea “Restore Our Ocean and Waters by 2030”. Il progetto opera e lavora per sensibilizzare sulle condizioni del bacino d’acqua più importante nel continente, ovvero il Mar Mediterraneo, e per ridurre drasticamente la presenza di sostanze inquinanti (es. residui di combustibili fossili, plastiche e soprattutto microplastiche) nelle sue acque per evitare che possano inficiare sulla biodiversità di flora e fauna marina.

I due progetti si sono dati appuntamento alla Maker Faire Roma 2023 all’interno dello stand #PlanetART dove, nel corso della tre giorni della manifestazione, hanno organizzato eventi e attività didattiche e interattive per i tanti visitatori che hanno partecipato.
In questo modo, attraverso giochi, quiz e persino l’esperienza di un “green escape game”, i partecipanti hanno potuto ascoltare e apprendere alcune buone pratiche per acquisire consapevolezza sulle problematiche ambientali del nostro tempo.


Uno sguardo sui risultati della Maker Faire Roma 2023…e non solo – “A tu per tu” con Selenia Marinelli, ricercatrice indipendente

Al termine della manifestazione abbiamo potuto scambiare qualche parola con una delle espositrici all’interno dello stand #PlanetART, la dottoressa Selenia Marinelli (a sinistra, NdA), ricercatrice indipendente e bioarchitetta che collabora come European Project Manager per la FVA – New Media Research.
Laureata in Architettura presso l’Università “La Sapienza” di Roma, nello stesso ateneo ha conseguito un dottorato di ricerca nell’ambito della bioarchitettura e dell’implementazione delle biotecnologie nel campo dell’architettura.
Profondamente attenta alle tematiche ambientali (si definisce “un’attivista della materia”), nella sua attività di ricercatrice partecipa e promuove attivamente i concetti di bioeconomia e di economia circolare all’interno di convegni e eventi nazionali e europei. Inoltre, sta sviluppando da tempo un progetto di ricerca attorno ai c.d. “biomateriali”, da lei realizzati con l’utilizzo di residui e scarti organici di origine biologica e rinnovabile.

Dottoressa Marinelli, grazie mille per la sua disponibilità.
Comincerei chiedendole una sua reazione a caldo sui risultati ottenuti dai vostri progetti in questa Maker Faire Roma 2023.

Grazie mille a voi di ReAct360 per lo spazio! Devo ammettere che il ritorno di Maker Faire alla storica sede di Nuova Fiera di Roma, dopo due anni in cui la manifestazione si era tenuta al Gazometro Ostiense, ha rappresentato un grosso salto in termini di pubblico raggiunto.
Per quanto la sede del Gazometro la trovassi molto più affascinante, soprattutto per il suo essere perfettamente incastrata nella città e magari per questo più raggiungibile e inclusiva, la location di Fiera di Roma ha permesso di avere uno spazio molto più ampio: nei 100mq in cui si estendeva il nostro stand, con i nostri progetti europei GenB e BlueMissionMed, siamo stati in grado di raggiungere più del doppio del pubblico rispetto agli anni precedenti. Da #PlanetART sono infatti passati tantissimi giovani, dai più piccoli ai teenagers, che insieme ai loro genitori e in generale al pubblico più adulto si sono mostrati molto interessati e sensibili alle tematiche di sostenibilità che proponevamo.

Quale è stato per lei l’impatto con i visitatori, in particolar modo con le nuove generazioni?
L’
edutainment può essere una formula efficace per trasmettere una maggiore consapevolezza sulle tematiche ambientali?

Le nuove generazioni sono il nostro target principale
: GenB è infatti un progetto europeo che mira a coinvolgere la c.d. “Generation Bioeconomy”, con l’obiettivo di ispirare, informare e educare i giovani a comportamenti e scelte più sostenibili. Nella nostra esperienza, i giovani sono sempre i più sensibili e interessati a questi temi: le fasce d’età più adulte sono infatti quelle più difficili da coinvolgere, perché hanno routine molto più consolidate, mentre i giovani ci hanno sorpreso soprattutto con il loro senso di
ownership e di responsabilità nel voler davvero cambiare le loro abitudini.

In merito alla sua seconda domanda, beh, credo proprio che edutainment sia la parola giusta!
#PlanetART è stato progettato per essere uno stand “immersivo”, dove il pubblico potesse fare esperienza di diversi contenuti legati alla bioeconomia circolare (grazie al progetto GenB) e alla protezione dei mari e delle acque dall’inquinamento di plastica e microplastica (grazie al progetto BlueMissionMed).
Esplorando liberamente le varie installazioni che lo componevano e partecipando a quiz, laboratori di upcycling o escape game sulla sostenibilità, lo scopo era proprio quello di coinvolgere in maniera attiva il pubblico di tutte le età, per trasmettere certe tematiche attraverso un approccio esperienziale.

I vari format che abbiamo creato rappresentano infatti degli esempi molto efficaci di come si può educare in maniera gamificata: il quiz sulla sostenibilità, ad esempio, ha fatto un grandissimo successo proprio perché abbiamo sfidato il pubblico attraverso curiosità, aneddoti riguardanti il climate change, ma anche la bioeconomia circolare, le plastiche, le microplastiche e molto altro.
In questo modo abbiamo invitato i partecipanti a mettersi in gioco per testare la loro conoscenza e allo stesso tempo informarli su questi temi. Siamo stati letteralmente presi d’assalto!
Tantissimi gruppi volevano partecipare al gioco, proprio perché esperienze di questo tipo sono divertenti, ma anche formative e costituiscono un modo più coinvolgente, inclusivo e bottom-up per aumentare la consapevolezza e la conoscenza di argomenti complessi.

Un altro format di successo che abbiamo implementato in #PlanetART è stato anche l’escape game “Escape4Future”, che è stato co-disegnato dal team di FVA – New Media Research con i chimici dell’I.T.T. Montani di Fermo, nell’ambito del living lab di GenB.
L’esperienza è stata appassionante in primis per noi che abbiamo partecipato alle fasi di ideazione e co-creazione del format e, in seconda battuta, è stato davvero entusiasmante vedere la risposta del pubblico: i ragazzi e le ragazze della classe di chimica sono infatti stati nostri ospiti allo stand e hanno coinvolto il pubblico di Maker Faire con quiz, laboratori hands-on e esperimenti di chimica verde.
I giocatori, dall’altra parte, dovevano risolvere diversi enigmi per ottenere delle “chiavi” e degli indizi che li permettessero di andare avanti nel gioco e compiere la loro mission: liberare il nostro Pianeta, intrappolato in un modello di vita e consumo lineare, per passare a uno stile più sostenibile e circolare! Ci siamo divertiti e abbiamo imparato tanto, perché ovviamente ogni enigma da risolvere celava un contenuto formativo.

Gli studenti e le studentesse dell’I.T.I.S Montani di Fermo partecipano insieme ai collaboratori dello stand #PlanetART all’escape game “Escape4Future”.
Nella foto, si osserva uno degli enigmi da risolvere sul tema plastiche e microplastiche. Fonte immagine: BIOVOICES / Facebook

Entrando più nel merito della questione ambientale, ci può raccontare di più sui progetti GenB e BlueMissionMed con i quali collabora?

GenB è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon Europe e, come accennato in precedenza, ha come target principale le nuove generazioni.
I giovani, dai più piccoli fino ai 30 anni, vengono infatti coinvolti in un percorso che mira a sensibilizzarli ed equipaggiarli con la conoscenza e gli strumenti necessari a diventare dei veri e propri “ambasciatori”, in grado di far sentire la propria voce e portare il messaggio della bioeconomia ai loro coetanei ma anche ai loro genitori. Lo scopo è crescere una futura generazione informata e interessata alla bioeconomia circolare e alle nuove carriere legate ai cosiddetti “Green Jobs”.
Inoltre, le nuove generazioni rappresentano la futura classe di decisori politici e, attraverso queste attività di info-formazione, ci auguriamo siano molto più responsabili e consapevoli dell’importanza di adottare misure e strategie concrete anche a livello politico, che contrastino il cambiamento climatico e siano in grado di rispondere alle sfide ambientali attuali.

BlueMissionMed è invece un progetto molto più complesso, finanziato dalla Commissione Europea sotto la Mission “Restore our Ocean and Waters by 2030”. È una Coordination and Support Action che coordina la c.d. “lighthouse” del Mediterraneo, ossia un ecosistema di diversi altri progetti che agiscono sul bacino, con l’obiettivo di ispirare, informare, mobilitare, connettere e responsabilizzare tutti gli attori che possono svolgere un ruolo nella prevenzione ed eliminazione dell’inquinamento di plastiche e microplastiche nel mare e nelle acque mediterranee.
All’interno del nostro partenariato abbiamo realtà come WWF, da sempre attive nella sensibilizzazione a questi temi, e il CNR, che rappresenta un’istituzione di punta nel panorama della ricerca italiana.

Dal suo personale punto di vista, come si sta comportando il nostro continente in merito alla questione dei cambiamenti climatici? Le politiche comunitarie si stanno rivelando efficaci o potrebbero essere decisamente più incisive?

Credo che le politiche comunitarie siano molto efficaci, tuttavia si deve riconoscere che spesso ci sono dei rallentamenti nell’adottare concrete strategie in risposta alle questioni ambientali, perché c’è un evidente gap tra ricerca, industria e attori politici: spesso, infatti, i risultati di ricerca non vengono trasferiti in maniera efficace ai diversi attori, ma restano chiusi nell’ambito accademico.

Penso sia quindi necessario allineare l’offerta formativa alle nuove esigenze delle industrie e dei green jobs, per rendere professionalmente più competenti le nuove generazioni rispetto alle nuove expertise richieste, che spesso sono fortemente interdisciplinari. Per questo, inoltre, è importante promuovere dibattiti multistakeholder che facilitino lo scambio di conoscenza e l’attivazione di collaborazioni e che questi possano coinvolgere anche i cittadini, per avere dei processi più inclusivi.
Resta centrale poi la necessità di connettere iniziative a diversi livelli (locale, nazionale ed europeo), per comprendere realmente quali siano necessità e bisogni specifici e intervenire in maniera puntuale con soluzioni replicabili alle diverse scale.

Infine, soprattutto se consideriamo le specifiche situazioni dei diversi Stati Membri, c’è molta eterogeneità nel livello di maturità raggiunto. Questo crea sicuramente una discrepanza tra alcuni Stati,  che sono a uno stadio avanzato nell’implementazione di strategie politiche ed economiche a supporto della bio-transizione, e altri che invece sono ancora al livello di awareness e che, dunque, necessitano di molto più tempo per raggiungere gli stessi risultati.

Una domanda secca: quanto pesa il fattore del “
greenwashing” sugli sviluppi e i progressi delle nostre società per la sostenibilità ambientale?

Fotografia di Selenia Marinelli p.g.c.

Sicuramente il greenwashing è un fattore centrale: i consumatori chiedono trasparenza nelle informazioni, ma spesso non esistono etichette e standard riconosciuti e riconoscibili: alcune aziende, ad esempio, utilizzano label generiche come “green”, “sostenibile” “buono per l’ambiente” per mascherare comportamenti che in realtà sono poco sostenibili, vanificando il lavoro di chi si impegna seriamente.

Ci sono inoltre molte confusioni terminologiche a riguardo e questo genera incertezza e sfiducia nei consumatori. Attraverso i nostri progetti cerchiamo di contrastare il fenomeno del greenwashing: il nostro obiettivo, infatti, è quello di educare il nostro pubblico a fare scelte consapevoli e critiche.

Ad esempio, in un corso di formazione che abbiamo erogato nelle scuole, rivolto a studenti ma anche alle loro insegnanti, un intero modulo è stato dedicato proprio ai temi controversi legati alla sostenibilità: nel cercare di rispondere alla domanda provocatoria “È sempre sostenibile quello che è verde?”, abbiamo infatti strutturato una serie di contenuti volti a fare luce su temi come biodegradaibilità compostabilità (spesso usati come sinonimi e che invece implicano delle conseguenze ambientali molto diverse!), ma anche sull’ecotossicità dei prodotti bio-based, oltre che informare sulla necessità di fare un assessment su tutto il ciclo di vita dei prodotti (dall’estrazione della materia prima o al riuso della materia prima seconda, fino alla sua lavorazione e allo smaltimento del prodotto), per valutarne davvero gli impatti.
In buona sostanza credo che l’info-educazione, sia in contesti formali come le scuole o le università sia in contesti informali come gli eventi destinati al grande pubblico, sia uno degli strumenti più efficaci per stimolare davvero un cambiamento di mentalità, sviluppando un pensiero critico che aiuti a compiere scelte più responsabili, in grado di portare benefici significativi nelle nostre società.

Secondo lei il “Green Deal Europeo” concepito e presentato dalla Commissione Von der Leyen è ancora un modello percorribile?

Assolutamente sì!
Nello State of the Union dello scorso 13 settembre, la Von der Leyen si è proprio concentrata sugli obiettivi raggiunti dal Green Deal dal 2019 ad oggi, e i risultati sono davvero incoraggianti!
Nonostante crisi globali e la pandemia, le iniziative volte a promuovere il Green Deal hanno infatti consentito di supportare i vari settori nella transizione ecologica, creando un ecosistema in grado di rispondere alle sfide ambientali ma soprattutto stimolando diverse riforme che in campo legislativo stanno accelerando l’implementazione di strategie concrete.

Siamo felici di aver contribuito anche noi di FVA – New Media Research al raggiungimento di questi risultati, nell’ambito di molti progetti finanziati dalla Commissione Europea e dalla Circular Bio-Based Europe Joint Undertaking (e ancor prima dalla Bio-Based Industries Joint Undertaking).
Nel corso degli ultimi anni questi progetti si sono infatti occupati non solo di sensibilizzare il grande pubblico e le nuove generazioni, ma anche di supportare le industrie, la ricerca scientifica e il sistema educativo, implementando centri di competenza in grado di rispondere alle specifiche esigenze locali, connettendo e mobilitando diversi stakeholder al livello regionale ed europeo, ma soprattutto fornendo alla Commissione Europea specifiche raccomandazioni politiche che sono state condivise e disegnate con i vari stakeholder coinvolti.

Quale futuro intravede per il nostro pianeta?

Sono moderatamente ottimista. Le attività che ho modo di fare, sia con i progetti europei, che anche come architetta e ricercatrice indipendente sui biomateriali, mi hanno dato prova che negli ultimi anni ci sia molto più interesse ad approfondire certe tematiche.
Questo lo noto nel grande pubblico, nei giovani, ma in parte anche nei professionisti del settore edilizio, che in effetti è tra i più inquinanti considerando come da solo sia responsabile di circa il 40% delle emissioni globali di CO2. Eppure c’è ancora molto scetticismo da parte degli architetti e delle architette nell’adottare soluzioni innovative che implichino anche delle sperimentazioni più radicali, come l’uso di materiali compostabili a base di micelio, o di organismi viventi come batteri e microalghe.
Io stessa, con la mia ricerca, vengo a volte vista con occhio critico, come se puntassi a scenari non realmente percorribili (per quanto si possa fare un discorso a parte sull’assoluta validità scientifica anche di percorsi più speculativi e teorici, che poi possono informare e ispirare le pratiche che mettiamo in atto nella realtà).

Quello che, tuttavia, mi fa essere moderatamente ottimista è l’aver notato un’accelerazione nella consapevolezza e sensibilità verso gli impatti antropici sugli ecosistemi, soprattutto post-pandemia.
La condizione estrema di essere confinati nelle proprie case ha rappresentato un grosso shock, ma allo stesso tempo un grande momento di riflessione collettiva che ha messo luce sull’impatto delle nostre azioni al livello locale e globale. Il nostro fermarci ha infatti coinciso col rinvigorimento di molte zone naturali: i canali di Venezia, per esempio, si sono ripopolati di pesci e il fatto di vedere con i propri occhi tutto questo ha sicuramente avuto un forte potere emotivo. C’è anche da dire che, proprio durante il COVID-19, molti studi e ricerche hanno dimostrato una connessione tra la rapida diffusione del virus e l’inquinamento atmosferico.

Quindi trovo che il recente periodo storico, nonostante sia coinciso con un evento critico senza precedenti, abbia rappresentato anche un grosso passo in avanti nella coscienza collettiva, che mi auguro che possa consolidarsi come trend positivo sempre più in crescita.

Grazie mille per questa piacevole chiacchierata e auguri di buon lavoro!

Grazie mille a voi e alla prossima occasione!

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 1992, è uno studente laureando nel corso di Laurea Magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università "La Sapienza" di Roma.

Le passioni per la scrittura e per il mondo del giornalismo lo seguono da quando era ragazzo, confluendo in vari progetti nei quali ha accumulato esperienze e conoscenze: dagli anni dei giornali liceali fino all'inizio degli studi universitari, con il coinvolgimento attivo in una web-radio amatoriale in cui in due anni provvede a creare palinsesti, programmi e contenuti radiofonici dedicati alla musica, ma soprattutto alla promozione della musica emergente nella scena underground romana.

Dopo la laurea triennale in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali conseguita nel 2015, nel 2017 torna a scrivere in un progetto editoriale nazionale che lo vede ancora oggi coinvolto. Infine, dopo un'ulteriore esperienza triennale in un progetto associativo nel quale ha avuto modo di organizzare da remoto numerosi eventi e conferenze dedicate all'approfondimento del mondo della geopolitica, contribuisce alla fondazione del progetto portato avanti da ReAct360.

Travolto da mille passioni e interessi, cerca ogni giorno di mantenere fede alla ricerca e al lavoro costante verso la conoscenza in tutto quello che lo circonda, non accontentandosi di una sola faccia della medaglia e dedicandosi a osservare il quotidiano con senso critico, in modo da poter formare una propria opinione.

Amante dell'Irlanda, della buona musica e della Storia, trova maggiore ispirazione nella scrittura durante le ore notturne, con un album musicale di sottofondo.

Per ReAct360 si occupa della scrittura di articoli, ma anche della revisione di bozze e comunicati stampa, oltre alla gestione del sito e al suo continuo ampliamento.

Il suo motto? "Credi in te stesso e fai in modo che i tuoi sogni diventino realtà".
Il suo mantra? Vivere la vita "in direzione ostinata e contraria".

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