Cinema

Ti mangio il cuore – Amore e malavita nel primo film di Elodie

Ti mangio il cuore, di Pippo Mezzapesa (Italia, 2022)
Fonte: Indigo Film / Facebook

È da poco uscito nelle sale italiane l’ultimo lavoro diretto dal regista Pippo Mezzapesa Ti mangio il cuore uno dei lungometraggi più discussi e controversi dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia (in concorso nella categoria “Orizzonti”, è stato presentato in anteprima al pubblico della kermesse veneziana) che ha rappresentato anche l’esordio cinematografico assoluto per la celebre cantante di origini romane Elodie.
Libero adattamento dell’omonimo romanzo d’inchiesta firmato da Carlo Bonini e Giuliano Foschini, Ti mangio il cuore è un film a metà tra la denuncia sociale e il racconto cinematografico con cui si vuole fotografare il panorama della criminalità organizzata foggiana, nota anche con l’appellativo di “Quarta Mafia”.

La città di Roma ha avuto modo di poter apprezzare il lavoro di Mezzapesa nella première organizzata al The Space Cinema – Moderno in Piazza della Repubblica lo scorso Sabato 24 settembre, giorno in cui i numerosi spettatori presenti hanno potuto incontrare in prima persona i due protagonisti del film, la già citata Elodie e Francesco Patanè, che si sono trattenuti con massima disponibilità per la gioia degli appassionati.


Elodie e Francesco Patanè svelano al pubblico i segreti di “Ti mangio il cuore”

Poco prima dell’inizio della proiezione del film, il pubblico presente nella sala ha accolto con sorpresa e grande entusiasmo l’arrivo dei due attori, che si sono concessi per un breve “botta e risposta” con gli spettatori rispondendo alle curiosità e alle domande sulla pellicola. Nel corso dei vari interventi, Elodie ha illuminato gli spettatori riguardo alla sua prima esperienza su un set cinematografico, spiegando anche le differenti modalità di approccio che ha adottato per il mondo della recitazione rispetto a quello della musica.

È stata tra le esperienze più potenti della mia vita.– ha dichiarato in prima battuta la cantante – “La differenza tra cantare e recitare sta nell’interiorizzare quello che succede.
Se devo paragonarle, credo che la differenza sta nelle micro-emozioni. Per cantare invece, è necessario compiere un’ottima performance perché c’è una più ampia connessione con il pubblico”.
Elodie ha voluto poi aggiungere cosa abbia rappresentato per lei questa grande opportunità di cimentarsi in una prova recitativa:

Sicuramente sono cresciuta tanto, porterò con me un importante passaggio emotivo. È stata un’esperienza terapeutica che mi ha fatto capire che tipo di donna voglio essere”.

Anche l’attore Francesco Patanè ha avuto modo di illustrare al pubblico le varie problematiche emerse durante il periodo delle riprese della pellicola, tra le quali una delle più impegnative è stata chiaramente la sfida di recitare nel dialetto locale, il cui apprendimento era fondamentale per fornire un’interpretazione convincente dei rispettivi personaggi.

La parte più difficile è stata, a livello linguistico, quella di imparare il foggiano, una lingua completamente diversa dall’italiano con delle sonorità completamente nuove per me come attore”, ha dichiarato Patanè che ha voluto quindi ringraziare il collega Dino La Cecilia (l’attore, di origini foggiane, ha avuto anche un ruolo nella pellicola, NdA) per il suo aiuto in qualità di coach dialettale (“Abbiamo dovuto imparare anche questo nuovo modo di porci fisicamente e relazionarci corpo a corpo con cui ricreare l’arco narrativo, e quindi psicologico, del mio personaggio.”).

L’attore Francesco Patanè viene accolto dal pubblico presente al The Space Cinema – Moderno di Roma (fotografia di Ruggero Carlo Giannini)

La trama

Ambientata in Puglia, la pellicola ci porta nel promontorio del Gargano, da diversi anni oggetto di contesa tra le famiglie dei Camporeale e dei Malatesta.
Nel film si intrecciano le storie di Marilena, la bellissima moglie del capo dei Camporeale interpretata da Elodie, e di Andrea, il riluttante erede al comando dei Malatesta interpretato da Francesco Patanè.
La relazione amorosa che nasce tra i due personaggi inasprisce ulteriormente l’antica rivalità tra i rispettivi clan, portando allo scoppio di una guerra tra clan.
In questo inarrestabile turbinio di amore, morte e incertezza, Marilena dovrà trovare la forza e il coraggio che contraddistingue ogni madre per proteggere i propri figli.


I punti di forza: l’ambientazione e il cast

Ti mangio il cuore è un’opera cruda capace sin dai primi minuti di trasmettere allo spettatore un forte senso di paura e orrore grazie a un agghiacciante sequenza d’apertura: la regia di Mezzapesa, infatti, mostra senza alcun tipo di limitazione il violento contesto in cui opera la criminalità organizzata foggiana.
L’elemento vincente di questo film è rappresentato dai due protagonisti, entrambi autori di una magistrale interpretazione dall’inizio alla fine, una notizia che diventa sorprendente in particolar modo per l’esordiente Elodie, che ha dimostrato un’inaspettata dote per il mondo della recitazione.

Durante il confronto con il pubblico, l’artista ha voluto approfondire gli aspetti fondamentali che caratterizzano la protagonista – ispirata alla figura di Rosa Di Fiore, la prima donna di mafia a essersi pentita – spiegando anche il motivo che l’ha portata a voler interpretare un personaggio così complesso e sfaccettato:

Marilena è una donna coraggiosa che sceglie l’amore, piena di forti contraddizioni. Appena ho letto la sceneggiatura ho pensato fosse un’occasione incredibile per parlare di una storia così tanto vera, la storia di una donna in cui tutti possiamo ritrovarci. Mi è sembrata un’occasione incredibile per raccontare una storia importante e per raccontarmi da un altro punto di vista”.

Applausi anche per Francesco Patanè che nei panni del giovane Andrea Malatesta ha rubato la scena in numerose occasioni del film. Presentato allo spettatore come un ragazzo spensierato, irresponsabile e spavaldo durante le prime sequenze del film, è con lo sviluppo successivo del racconto che si osserva il cambiamento nel suo arco narrativo (si è dimostrato il più interessante e coinvolgente tra i vari personaggi), nel quale il ragazzo arriva a comprendere realmente il proprio ruolo all’interno della famiglia Malatesta.

In generale, l’intero cast si è distinto per le sue doti recitative che hanno donato alla pellicola una maggiore scorrevolezza. Tra quelle che ho apprezzato maggiormente, spicca quella di Tommaso Ragno nel ruolo dello spietato patriarca della famiglia Malatesta, Michele: il suo personaggio infatti è un uomo che, con determinazione implacabile, ha dedicato la propria vita all’eliminazione dei Camporeale, ma che appare mostrare anche un profondo attaccamento nei confronti della propria famiglia.
Decisamente positiva anche la performance della meravigliosa Lidia Vitale nei panni della moglie di Michele Malatesta, Teresa, una donna capace di sfoderare due personalità ben distinte: una madre amorevole con i propri figli da una parte, una figura glaciale e profondamente calcolatrice dall’altra.

Ultime menzioni per Dino La Cecilia, che ha bene incarnato l’animo sadico e profondamente malvagio del proprio personaggio, e – “last but not least”Michele Placido nei panni del simpatico (e infido) Vincenzo, capo della famiglia mafiosa dei Montanari (una curiosità: all’interno della pellicola l’attore è affiancato dal figlio Brenno Placido, quest’ultimo nel ruolo…di suo figlio!).


Una pioggia di proiettili in bianco e nero

Assolutamente lodevole, sul fronte tecnico, la fotografia del film di Mezzapesa che si caratterizza per la scelta del bianco e nero al fine di esaltare con maggiore realismo e espressività le atmosfere perennemente cupe della pellicola, oltre alle scene a più alto contenuto drammatico (molto marcata la componente violenta, sia sul piano fisico che quello psicologico).
Molto toccanti, infine anche le musiche di “Proiettili”, brano composto e inciso per la colonna sonora del film dalla stessa Elodie e dalla cantautrice Joan Thiele.


Le mie considerazioni finali

Tra i numerosi lungometraggi a marchio italiano usciti nel corso dell’anno, Ti mangio il cuore si è rivelato decisamente come uno dei più riusciti: l’opera firmata da Pippo Mezzapesa traspone infatti con fedeltà e realismo la difficile situazione vissuta nei territori della Puglia quando la c.d. Quarta Mafia era all’apice del proprio potere.
Grazie a un cast fenomenale e un comparto tecnico molto curato, lo spettatore viene catapultato nel bel mezzo delle torbide vicende della malavita foggiana, la vera protagonista della pellicola.
Un film che rappresenta un’ideale punto d’incontro tra i gangster movie e la narrazione drammatica dalle forti tinte shakespeariane, a dimostrazione di come una semplice storia d’amore possa rappresentare il preludio di un brutale bagno di sangue.


Cinque motivi per considerarlo…Promosso

La pellicola racconta con cinismo e trasparenza le vicende della “Quarta Mafia”

Il duo composto da Elodie e Francesco Patanè è il cuore emotivo della storia

L’intero cast regala ottime interpretazioni

La fotografia in bianco e nero esalta i toni cupi e le scene drammatiche della pellicola

Il comparto sonoro è sorprendente, in particolare la colonna sonora “Proiettili”

(In copertina: Elodie e Francesco Patanè all’ingresso del Cinema Moderno a Piazza della Repubblica, Roma [fotografia di Ruggero Carlo Giannini], NdR)

Informazioni sull'autore

Nato a Roma nel 2005, è uno studente che frequenta il liceo classico tradizionale.
Noto tra gli amici semplicemente come “Ruggo”, all’età di sedici anni viene attirato dalla realtà del giornalismo e inizia a pubblicare articoli che interessano il settore dell’intrattenimento.

La sua passione per la recitazione e il doppiaggio lo spinge a iscriversi per un provino all’Accademia del Doppiaggio, dove viene selezionato tra i candidati più idonei alla partecipazione di un corso pluriennale.
Il suo sogno nel cassetto? Diventare un doppiatore professionista.

Avido lettore dei fumetti della Marvel e accanito divoratore di serie televisive, nutre un grande amore per il cinema e verso la Settima Arte non esistono confini di alcun tipo: si va dal cinema d’autore e quello indipendente fino ai prodotti più mainstream.

Tra le altre sue passioni, inoltre, adora i videogiochi e il potersi cimentare nei giochi da tavolo e in quelli di ruolo, oltre all’astronomia e – da ultima – la passione per la buona tavola.
Quest’ultima è stata alimentata nel corso degli anni grazie all’approccio alle culture culinarie di diversi paesi (dalla Spagna alla Grecia, passando per la cucina asiatica e quella dell’America Latina, senza dimenticare le prelibatezze regionali del nostro Paese).

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