
Si chiude un’annata ricca di successi per le Scuderie del Quirinale che, dopo aver ospitato l’esposizione “L’Italia è un desiderio – Fotografie, Paesaggi e Visioni 1842 – 2022” durante l’estate, ha presentato lo scorso mese una nuova mostra dedicata a uno degli scrittori più rinomati del Novecento: Italo Calvino (a sinistra, NdA).
La mostra “Favoloso Calvino – Il mondo come opera d’arte: Carpaccio, de Chirico, Gnoli, Melotti e gli altri” celebra i cento anni trascorsi dalla nascita dell’autore ed è stata curata dal professor Mario Luigi Barenghi, docente di Letteratura Italiana Contemporanea presso l’Università di Milano-Bicocca.
Inaugurata lo scorso 12 ottobre, il pubblico avrà la possibilità fino al prossimo 4 febbraio di approfondire la vita e la poetica di Italio Calvino tramite un’ampia selezione di opere, tra fotografie e dipinti, a lui dedicate. Il percorso è arricchito da una serie di vetrine contenenti le prime edizioni dei lavori dello stesso Calvino e da alcuni quadri, diversamente datati, che in vita lo ispirarono per lo sviluppo delle sue storie più affascinanti.
Un primo sguardo a “Favoloso Calvino” con Chiara Guerraggio (Ufficio Marketing e Comunicazione delle Scuderie del Quirinale)
In occasione della giornata d’apertura di Favoloso Calvino, siamo riusciti incontrare nuovamente la dottoressa Chiara Guerraggio, con la quale avevamo già avuto modo di interloquire lo scorso anno durante la premiere della mostra “Arte Liberata” e che, con grande disponibilità, ha risposto alle nostre domande.
Dottoressa Guerraggio, è un piacere trovarla nuovamente in questa occasione, la ringrazio per la sua disponibilità. Comincerei chiedendole di illustrare ai nostri lettori le ragioni che hanno portato le Scuderie del Quirinale ad allestire questa mostra incentrata su Italo Calvino.
La coincidenza del centesimo anniversario dalla sua nascita, avvenuta il 15 ottobre del 1923 presso la città cubana di Santiago de Las Vegas, ha rappresentato per noi un’occasione irrinunciabile per rimarcare l’importanza di Calvino nel panorama culturale nel nostro Paese durante il secondo Novecento. Non è di certo la prima volta in cui un autore di fama diviene il perno di un’esposizione qui alle Scuderie, basti pensare a quanto avvenuto con Ovidio in Ovidio – Amori, miti e altre storie (2018), oppure con Dante Alighieri, protagonista della mostra Inferno che due anni fa ne ha commemorato i settecento anni dalla scomparsa.
Quali sono stati gli enti coinvolti nell’allestimento?
A collaborare con le Scuderie del Quirinale per l’organizzazione della mostra è stata la casa editrice Electa, con il supporto della Mondadori e della Einaudi, che ai tempi fu il principale editore di Italo Calvino. Ulteriori partner sono stati poi il Comitato istituito dal Ministero della Cultura per la programmazione di eventi per il centenario dell’autore e il binomio Regione Liguria/Comune di Genova che ha da poco inaugurato una propria esposizione presso il Palazzo Ducale, intitolata Calvino Cantafavole. È doveroso ringraziare, infine, il Comune di Torino per la gentile concessione di Palomar, la luminaria ideata nel 1998 da Giulio Paolini in omaggio all’omonimo osservatorio astronomico in California e al romanzo dello stesso Calvino, che illuminerà la strada nei pressi delle Scuderie nei mesi a venire.
Ricollegandoci ora al titolo della mostra, qual è il significato racchiuso nel termine “favoloso”?
In questo caso il titolo è frutto di un gioco di parole che richiama più termini tra cui “favola”, in rimando a uno dei lavori più celebri e amati di Calvino ovvero le Fiabe Italiane (1956), e “straordinario”. Proprio quest’ultimo rappresenta la chiave di lettura scelta dalle Scuderie per rappresentare l’immaginario dello scrittore, intendendolo come un mondo ricco, pieno e contemporaneo.
A suo parere, quali tra le opere esposte esprimono al meglio tale concetto?
Proprio come Calvino era aperto alle interpretazioni dei lettori riguardo le proprie opere, ritengo che in questo caso debbano essere gli spettatori a dare la risposta a questa domanda venendo a vedere la mostra di persona. Tra le opere che occupano un posto speciale in essa figurano sicuramente l’arazzo fiammingo Millefiori realizzato a Pistoia nel XVI secolo e i dipinti di Vittore Carpaccio (1465-1525), Giorgio de Chirico (1888-1978) e Domenico Gnoli (1933-1970).
Crede che dalla poetica di Calvino possiamo trarre un insegnamento da applicare nell’attualità, magari anche con qualche accenno al futuro?
A titolo personale dico che in qualsiasi suo libro, come avviene del resto nei classici, è possibile cogliere un insegnamento. In alcuni di essi è lo stesso Calvino a spiegare in maniera coincisa il concetto di classico: un “classico” è un’opera che, sebbene sia stata scritta in un passato lontano, fornisce comunque al lettore una serie di insegnamenti volti ad aiutarlo nella vita presente. Per questa ragione non sarebbe errato definire Italo Calvino come un autore classico a tutti gli effetti.

Ciò che le Scuderie del Quirinale hanno voluto raccontare con questa mostra è il legame strettissimo che Calvino aveva instaurato con il mondo e l’immaginario da lui creato per interpretarlo: egli sosteneva infatti che le persone imparassero attraverso gli occhi, strumenti grazie ai quali la mente costruiva un’immagine volta a definire il mondo reale.
È possibile affermare quindi che il nostro modo di vedere risiede in ciò che abbiamo visto a nostra volta, e questa è una teoria decisamente intrigante che potrebbe trovare ampio margine nel contesto in cui viviamo: al giorno d’oggi bisogna sempre prestare attenzione a quanto si guarda, si legge o si impara, in quanto è ciò che penetra il nostro sguardo a definire la nostra percezione della realtà.
Un’ultima domanda: esiste la possibilità che in futuro le Scuderie del Quirinale decidano di proporre al pubblico un’esposizione dedicata a un altro celebre autore del Novecento?
Assolutamente. I nostri curatori hanno già avuto modo di pianificare le prossime esposizioni. Il mio consiglio è di rimanere aggiornati perché potrebbero esserci delle sorprese!
Nell’immagine di copertina: Due ritratti di Italo Calvino realizzati e firmati da Carlo Levi nel 1961 (fotografia di Ruggero Carlo Giannini)